Drammatico

PRENDIMI L’ANIMA

TRAMA

Sabina Spielrein, prima paziente guarita da Jung col metodo freudiano, ne diviene l’amante. La storia è basata sul carteggio segreto, scoperto solo nel 1977, tra Jung, Freud e la stessa Spielrein, divenuta poi anch’essa una discepola del metodo e fondatrice in Russia di un innovativo istituto per bambini, l’Asilo Bianco.

RECENSIONI

Caro Jung, si faccia forza, il distacco professionale prima di tutto, ricorda? Si ricomponga, La prego, o almeno finga. Sabina cerca di prenderLa, gioca con la Sua insoddisfazione sessuale (anche Lei, Dottore, sembrerebbe patire l'appiattimento e il digiuno passionale del matrimonio borghese). La Spielrein La estenua perché ha capito che solo nel malessere si comprende il malessere e vuol porLa al suo livello. Sì, lo so lo so, il caso è complicato ma ascolti di più Sua moglie che è una che va per le spicce: "Perché non ne parli a Freud?". Pensi che fortuna, quando in seguito Lei avrà un problema di transfert (e sarà proprio Lei a fare il primo passo verso il corpo - altro che anima - della paziente: certo che se il buongiorno dell'analisi si vede dal mattino...) potrà parlarne direttamente al maestro Sigmund che, c'è da scommetterci, sorriderà sotto la bianca barbetta, a sentirsi medicina e veleno del suo delfino. Certo, certo Sabina sarà anche pazza ma non è stupida e a un certo punto si divertirà a psicanalizzarLa... E Lei cosa farà? Ci cascherà, pora stella. Ma, confesso, a Lei che mi è sempre stato simpatico - molto più del suo mentore se mi permette - perché così oscuro, esoterico, quasi irrazionale - se mi perdona l'ardire - che nel suo curriculum questa storiella ce la vedo tutta; peccato farsene un cruccio, non crede? Lei capiva già allora che il problema di certa psichiatria stava nel vedere freddamente solo la malattia e non i segni di una soggettività da interpretare, una scienza che dimenticava (e dimentica talvolta anche oggi) di capire e che in compenso non dimenticava mai di spiegare. Una scienza, e dico scienza non a caso, che sapeva essere lontanissima dal'uomo. Lei no, complimenti. Lei penetra nel soggetto e non lo dimentica nemmeno per un attimo. E poi, vuol mettere l'originalità? C'è chi fa all'amore a forza di "tesoruccio" e "pucci pucci", voi vi divertite lanciandovi parole cui rispondere con un'altra, come in una vera seduta (chessò "natura - bellezza", "amore - dolore", "fallimento - coproduzione" etc.). La situazione diventa complicata, mi rendo conto, tanto che Sua moglie, santa donna, che un pruritino di sospetto ce l'ha, all'estremo del suo spirito pratico, La avverte con studiata nonchalance: "Il legame medico - paziente è difficile da spezzare qualche volta". Elementare Jung... Cosa dice? Vuol sapere cos'è questo rumore? Oh Lei è troppo occupato a dannarsi per la sua paziente e ad affrontare l'estabilishment medico per rendersi conto di questa molesta voce off che spiattella tormenti a tormentone, roba che su una pagina scritta può anche dire di un dolore e di un animo sensibile, ma che, Le assicuro Dottore, come corredo a immagini da cinemino italiano, cara anima eletta che non lo conosce e mai lo conoscerà, fanno solo tristezza da precena o bruciante malessere da digestione. Ma come Le è venuto, mi chiedo, di mettersi nelle mani di Faenza? Sì, sì lo so so che è un regista che ha letto: infatti ci vuole ricordare dove siamo, chi sono i protagonisti e in che epoca agiscono, soprattutto ci tiene a farci sapere che lui le sa tutte queste cose, sa di cosa sta parlando per cui al compitino non può far mancare il riferimento doveroso a Schnitzler, la cui opera, imbevuta del concittadino Freud, da Doppio Sogno a La Signorina Else, è passaggio obbligato; e, naturale, non manchi Klimt e il quadro Giuditta (perché Giuditta? Perché seduttrice, ovviamente, che risolse il mal di capo di Oloferne). Troppo comodo? E comodo deve essere, diceva Totò. Ma anche Lei, però, mi scusi, potrebbe anche tacere invece di sparare boiate, no? Comunque sappia che mentre Lei sentiva la sua rispettabilità in pericolo, lo scandalo in agguato e pregava Sabina di non punirLa col suo amore, allontanandolo, il buon Roberto ci ha mostrato la donna che si pone domande allo specchio e si risponde pure, che fa molto BREAKING THE WAVES dei poveri, e sappia che prima di lasciare Lei, Dottore che ha paura dell'amore, si è fatta anche un bel ballo da sola che non fa neanche Bertolucci d'accatto perché, con tutto il rispetto, la Fox non è la Liv Tyler e, c'è da giurarci, le Hole non sa nemmeno dove stiano di casa... Sì Dottore, è partita. Va in Russia. segue il suo destino... Non si preoccupi, non Le farà mancare notizie, altrimenti l'ambaradan non stava in piedi, che si crede? Che ce le stiamo a inventare queste cose? Lei non sa, caro Dottore che ama scolpire gli idoli per poi romperli a martellate, che parallelamente alla Sua vicenda io posso vedere quella della studentessa francese che fa in Russia ricerche sulla Sua relazione adulterina e ricostruisce il carteggio che la riguarda assieme a un complice rinvenuto per caso, un professore dallo spirito di patate che viene da Glasgow. Sì, lo so lo so, sembra il brutto fotoromanzo tratto da POSSESSIONE di Antonia S. Byatt, ma cerchi di rendersi conto, la ragazza è fondamentale per consentirci di leggere con occhio partecipe il romanzo-una vita della nostra eroina e Sua droga che non si chiama Julie. Insomma PRENDIMI L'ANIMA caro dottore non è solo la Sua storia a cinque euro (era lunedì, si pagava meno, ma Lei che ne sa? L'hanno sempre pagata a ore): è costituito in realtà da due film, uno brutto e l'altro pure. No, non so come va tra la studentessa e il professore, anche se possiamo immaginarlo no? Vedo un lettone e i due che cominciano a giustificare i loro scambi di umori a suon di complessi di Elettra e carenze affettive, sparandosi frasi ad effetto tipo: l'Io non è padrone a casa sua...Ma adesso, Carl - posso chiamarla così? - La prego, sul serio, si ricomponga.