
TRAMA
Appassionati della serie Tv anni cinquanta “Pleasantville”, fratello e sorella vengono proiettati dentro il piccolo schermo da un tecnico mattacchione.
RECENSIONI
Per l’esordiente Gary Ross (sceneggiatore non dotatissimo di Dave e Big) non è un ilare Ritorno al Futuro e gli anni cinquanta assomigliano più a “Peyton Place” che a “Happy Days”. In questo La Rosa Purpurea del Cairo al contrario (ne condivide anche il protagonista Jeff Daniels), il “Cavaliere americano alla corte di re Artù” (di Mark Twain, citato attraverso la figura di Huckleberry Finn) scopre che l’edulcorato immaginario di quel periodo è una finzione e sarà protagonista di un rinnovamento di una società senza libertà. Resta impresso lo studio cromatico di John Lindley (pellicola a colori desaturata al computer), con i personaggi in un bianco e nero che denota sia il passato che la mancanza di sfumature delle loro esistenze e il profilmico che, al contrario, acquista progressivamente colore non appena un “soffio vitale” scuote le anime catatoniche. Espedienti estetici simili li avevano già utilizzati Roy Baker in La Grande Passione (il bianco e nero del presente diventa colore viaggiando nel passato), Otto Preminger in Buongiorno Tristezza! (il bianco e nero della tristezza e il colore della felicità) e il nostro Nichetti in Ladri di Saponette (personaggi a colori che entrano in un serial in bianco e nero). Il testo invece delude un poco: nonostante il “C’era una volta” nel prologo, Ross ha ambizioni più alte di quelle per una favola semplice e graziosa, forse mosso da una ritrosia personale verso quegli anni (in cui il padre fu esiliato da Hollywood per il maccartismo); cerca infatti l’allegoria del cammino storico dell’umanità intera, di tutti gli inni alla libertà e i rifiuti del totalitarismo, ma non possiede fondamenta per supportarla. Ad esempio, dissacra subito i sani valori familiari, il tradizionalismo e il conservatorismo imperanti, quando era più funzionale mostrare prima la superficie serena per poi scoperchiare il sasso. Agisce con partito preso, mostrando immediatamente sorrisi di plastica, movenze affettate e faziosità, perdendo molta attrattiva. Allo stesso modo, definisce sommariamente il “presente” con l’HIV, il buco nell’ozono, i genitori separati, ragazze fumatrici e attratte dai bad-boys, Mtv e la mancanza di lavoro.
