TRAMA
Jack Sparrow non è irrimediabilmente morto, così lo vanno a riprendere. Intanto, nove pirati nobili si devono incontrare da qualche parte per un qualche motivo mentre si innesca una serie di noiosi doppi-tripli giochi dei quali non frega niente a nessuno. E 169 minuti sono lunghi.
RECENSIONI
Come il 2, solo un po’ più lungo. Al di là di qualche inedita puntata registica nei territori del visionario-quasi-metafisico (tutta la sequenza della nave “arenata”) e di uno-due momenti di rozza efficacia spettacolare (la naumachia nel Maelstrom), Ai confini del mondo ripropone le medesime brutture del suo predecessore: persevera nello spacciare i soliti personaggi insignificanti per beniamini del pubblico, insiste nel sottintendere una platea “ferratissima” in materia piratideicaraibica e ammorba con uno sviluppo narrativo zoppicante e sfilacciato: in sostanza, riepilogando, continua a evidenziare un comparto sceneggiatura sciattissimo, apatico e quasi insolente. Come se contasse solo l’effetto desiderato ma non i modi per ottenerlo. Come se il duo Elliott-Rossio non avesse voglia di dare consistenza narrativa alle sue “intenzioni”, presentando direttamente il cosa senza darci spiegazioni sul come diavolo come; c’è bisogno di un momento di eroismo epico pre-battaglia? Non si semina niente ma ci si limita a mettere in bocca alla Knightley, tutto a un tratto, due boiate sul coraggio e l’onore, sperando che le sventagliate d’archi di Zimmer facciano il resto. E’ giunto il momento della romanticheria old fashion? Poco importa se Bloom e la Knightley si sono ignorati per tutto il film, basterà che l’uno chieda la mano dell’altra in piena sequenza cappa-e-spada per dare il giusto peso alla componente rosa del film. Si ha in mente un’uscita in grande stile per il cattivon de’ cattivoni Tom Hollander? Lo si pietrifica sul più bello senza un perché per dar modo a Verbinski di dedicargli un ralenti interminabile tra esplosioni, fumo e schegge volanti. Uno script arrogante e irrispettoso, insomma, al quale tutta Hollywood dovrebbe guardare con attenzione e timore. Perché questa è già, hic et nunc, la futura deriva del blockbuster americano, un terribile monito/invito per tutti gli intrattenitori degni di questo nome affinché non abbassino la guardia e non si adagino sul Depp sculettante di turno. Di questo passo, con questo odioso pressappochismo, non ci sarebbe affatto da stupirsi se anche il pubblico più storicamente benevolo con questo genere di prodotto cominciasse a disertare, stizzito, le sale.