TRAMA
La vita del pianista jazz Luca Flores (1956-1995).
RECENSIONI
Una vita fulminea e bruciante, nutrita dalla musica e devastata dalla follia: questo il tema del film di Riccardo Milani, tratto da un romanzo di Walter Veltroni (sic) e serio candidato al titolo di opera più loffia dell’anno. Distribuisce la 01, e dell’asettica miniserie Rai Piano, solo ha tutto, dall’ambientazione casual-chic (che alterna luccicanti esotismi da agenzia di viaggio a opulenti interni provinciali in odore di Bergman) allo script che procede per scene-chiave (preferibilmente strappalacrime) nel più assoluto sprezzo della logica e – quel che è peggio – del ritmo drammatico, dai dialoghi così ridicoli da sfiorare il sublime (l’ultima scena nel bar fra Luca e Cinzia) a un cast (sulla carta notevolissimo, specie nelle parti di fianco) che pare compiacersi a ogni inquadratura dell’esibizione di una recitazione tanto istericamente inadeguata alla fragilità del soggetto. La musica, che avrebbe potuto dare al pasticcio una sua coerenza, finisce per essere mero accessorio, aneddoto piuttosto pedante (la tournée con Chet Baker), noioso temino liquidato alla meno peggio (e minato da un doppiaggio spesso fuori sincrono), mentre lo sprofondare del protagonista nella pazzia non ispira altra invenzione che una serie di monotone, ancorché non disprezzabili, soluzioni di missaggio.