Avventura, Recensione

PETER PAN

TRAMA

Wendy è ormai una signorina: per lei è giunta l’ora di lasciare la stanza dei bambini e accantonare le amate storie d’avventura. Una notte…

RECENSIONI

I Racconti del Cuscino

Il titolo è una falsa pista: protagonista del film di Hogan non è l’eponimo eroe volante ma la piccola Wendy, narratrice che oltrepassa il boccascena della finestra (il quadro trasparente – la pagina, lo schermo – proiettato sul firmamento dell’immaginazione) per immergersi in un sogno da cui sarà difficile risvegliarsi. Peter, Creatura (vedi alla voce Frankenstein) e doppio fantastico della bambina, affronta un Capitan Uncino che ha i lineamenti del genitore di Wendy: il Tempo scivola inesorabile, ma l’incanto dell’amore scioglierà i lacci di un triangolo abissalmente freudiano, senza cancellare la preziosa nostalgia dell’idolo perduto. Al di là di ogni lettura più o meno esoterica o “perversa”, PETER PAN è un baraccone sufficientemente godibile, che compensa le lacune fantasmagoriche (le sirene e il ballo aereo non sono propriamente memorabili) e alcuni noiosi ammiccamenti (zia Millicent legge H. G. Wells) con robuste sequenze d’azione (il combattimento sulla nave pirata), un discreto gusto per i cocktail di lieve tensione e malizioso umorismo (l’entrata in scena del coccodrillo, la resurrezione del “guerriero”, il duello nel maniero diroccato) e – soprattutto – la presenza di Ludivine Sagnier, buffonesca e scatenata, perfettamente a proprio agio nei minuscoli (in tutti i sensi) panni di Campanellino.

Anche iconograficamente (e Jeremy Sumpter ha lo stesso grugno del suo omologo di cartone), oltre che nello spirito, ricorda molto il Peter Pan disneyano, ma il bravo Hogan, basandosi sia sul romanzo che sulla versione teatrale dell’opera di Barrie, amplia lo spettro del capolavoro animato aggiungendo alcuni brani (l’incontro con le sirene “horror”) e sviscerando temi dell’opera che Walt Disney, giudicandole forse troppo audaci o riflessive o paurose, aveva omesso (Campanellino gelosa fino all’omicidio, Uncino assassino gratuito, i luoghi più spaventosi dell’Isola che non c’è). È più filologico e più “psicologico”. La tecnologia, le costose scenografie, gli effetti speciali e il blue screen trasportano gli attori in un universo da animazione, mentre i personaggi elevano il cartone ad un oggetto più adulto. Casting azzeccatissimo: meraviglioso Jason Isaacs nel doppio ruolo di capitan Uncino e del padre di Wendy (due caratteri diversissimi), felicissima la scelta di Rachel Hurd-Wood nel ruolo di Wendy (fresca, con occhi che incantano) e, per la prima volta al cinema, finalmente un ragazzino maschio di quattordici anni nel ruolo di Peter Pan.