Drammatico, Recensione

PERSONAL VELOCITY

Titolo OriginalePersonal Velocity: Three Portraits
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2002
Durata85'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia
Costumi

TRAMA

Tre episodi. Delia, oppressa da un marito manesco, fugge con i figli, si trasferisce da un’amica e inizia a lavorare come cameriera. A Greta, impiegata in una casa editrice, viene affidato il primo lavoro importante: la sua vita cambierà (forse) radicalmente. Paula, scampata per un soffio alla morte, tenta di aiutare un adolescente in fuga.

RECENSIONI

Tre donne, tre solitudini, tre incerte vittorie contro l'amarezza lancinante della vita. La regista, figlia di Arthur Miller, trae dal proprio omonimo romanzo un film ad alto tasso di letterarietà (l'instancabile voce off chiosa, narra, toglie fascino e mistero alle immagini, insomma irrita e stanca), ma le pecche di scrittura si perdonano facilmente, in virtù della cura cromatica (ogni storia è immersa in una luce differente e cangiante, che sfuma meglio dei dialoghi le psicologie dei vari personaggi) e delle prove di tre attrici (Sedgwick, Posey, Balk) capaci di avvincere (e assistite da comprimari molto validi, fra i quali Wallace Shawn). All'ultima storia (la più struggente, la più densa di echi e reminiscenze di altri frammenti del film) si può piangere senza provare troppa vergogna.