Drammatico, Recensione

PERSONA NON GRATA

Titolo OriginalePersona non grata
NazioneItalia/Russia/Polonia
Anno Produzione2005
Durata117'
Sceneggiatura
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Wiktor, un diplomatico polacco, è addolorato per la morte dell’amata consorte. Da vedovo l’uomo non è più lo stesso: non riesce più a farsi carico degli impegni internazionali, non si fida degli amici ed è convinto che sua moglie lo abbia tradito.

RECENSIONI

PERSONA NON GRATA è un film che segna il ritorno al cinema e a Venezia di Zanussi ma non sembra dettato da una particolare urgenza, non aggiungendo o togliendo niente alla filmografia del regista: nella crisi di quest'uomo di potere (l'ambasciatore polacco in Uruguay), diviso tra i sospetti sulla moglie defunta (il possibile tradimento con un vecchio amico del diplomatico, Oleg) e quelli sui suoi diretti collaboratori (entrambe si dimostreranno delle paranoie), e le speranze vanificate dal nuovo corso politico della Polonia postcomunista, il regista innesta il discorso sull'ipocrisia delle istituzioni e una lettura sul presente di una nazione, figlio degli ideali delusi del passato.Visivamente piatto, interessante soprattutto per il cast (che allinea accanto al protagonista Zapasiewic, due cineasti come Stuhr e Mikhalcov), straparlato come da tradizione, PERSONA NON GRATA è un film vecchio stampo, macchinoso e velleitario, per il quale, dunque, una vecchia definizione ('mattone') casca a fagiolo...

Il protagonista del film di Krzysztof Zanussi è un uomo politico, l'ambasciatore polacco in Uruguay, in crisi profonda dopo la morte della moglie, che si ritrova a fare i conti con una crescente delusione nei confronti di ciò che lo circonda. Sospetta dell'amico Oleg, vice ministro degli Affari Esteri russo; sospetta l'impiegato polacco Waldemar con la moglie russa Oksana; sospetta pure della segretaria e anche la fedeltà della moglie defunta gli pone non pochi dubbi. Il mondo messo in scena dal regista polacco è privo di ideali, corrotto, ipocrita, fondato esclusivamente sul denaro e il protagonista rappresenta un appiglio alla correttezza. Tutto già visto e già sentito, anche con tempi e impaginazione meno televisiva, ma portato avanti con un'onestà di intenti che si fa voce fuori dal coro non sempre banale. Alcuni quadretti hanno l'evidenza della didascalia (l'elemosina alcolica al barbone, il salvataggio della prostituta ucraina) e ci si domanda come il protagonista sia riuscito a barcamenarsi e a mantenersi puro in un universo così avido e cinico, ma altri trasmettono un dolore sincero e comunicativo, come il bel confronto tra Victor e Oleg, la cui forza è dovuta anche, ma non solo, al forte carisma dei due attori (il regista Nikita Mikhalkov, una vera scoperta, e il bravissimo protagonista Zbigniew Zapasiewicz). Ma tutto il cast è centrato e sono soprattutto le sequenze dialogate a funzionare, in cui il confronto tra i personaggi ha modo di evidenziare caratteri ben scritti e approfonditi a dovere. Meno efficaci gli intrighi del potere, ma non sono il fulcro della visione profondamente pessimista, a tratti mortifera, comunque intima del regista.