PERPETUAL MOTION

Anno Produzione2005

TRAMA

Cina, giorni nostri. Alla vigilia della Festa di Primavera, quattro donne in carriera si riuniscono nella ricca magione di Niuniu, affermata direttrice di una rivista di moda. Per le prime sarà occasione per aprire i loro cuori pieni di incertezze sulla società in cui vivono, sulle loro vite sentimentali e lavorative. Per Niuniu invece è l’occasione per portare a compimento la sua vendetta.

RECENSIONI

Sapiente messa a punto di una strategia della vendetta, non velata metafora sulla fine degli ideali nella Cina pseudo-comunista, Perpetual Motion tratteggia con coraggio un quadro a tinte fosche del quieto vivere borghese di un gruppo di donne di Pechino, satireggiando tanto sul regime, tanto sulle apparenti libertà offerte dalle società occidentali. La regista, che aveva decantato le bellezze della sua città in una trilogia composta da Zhao Le (For Fun) del 1993, Min jing gu shi (On the Beat) del 1995 e Xiari nuanyangyang (I Love Beijing) del 2000, gioca la carta del grottesco soprattutto nella prima parte (si pensi al pasto disgustoso a base di zampe di gallina), per poi colorare di malinconica rassegnazione il tutto in un finale aperto che non interrompe l’eterno movimento della vita, seguendo il lento, ondivago peregrinare delle protagoniste disilluse verso il tramonto. Interessante.

Salotto di Pechino

Partenza non malaccio ma svolgimento che uccide ogni speranza: delle quattro donne protagoniste una è stata maltrattata dal marito, l’altra ha il consorte dietro le sbarre, l’altra… Mai si esce dallo stereotipo, nemmeno quando la regista azzarda l’affresco epocale della Cina dagli interni di un appartamento: spezzoni di telegiornali (mai mezzo fu tanto didattico) e una serie di spillette di Mao, ritrovate chissadove in soffitta, non bastano certo a calarci nel contesto. Considerando anche la ricercata sciatteria realizzativa, espressa da una camera forsennatamente mobile, la noia è mortale: l’inverosimile colpo di scena finale, una svolta da Giallo Mondadori, non allevia la pesantezza di un film molto chiacchierato, che ci gira parecchio intorno senza mai centrare alcun bersaglio. Da consumarsi in salotto, luci soffuse, cinema per casalinghe, ronfata libera. La dimostrazione che il colosso cinese, oltre alla diffusa meraviglia (lo splendido CHANGHEN GE in Concorso), talvolta partorisce dei mostri.