PEPPERMINT CANDY

Anno Produzione1999

TRAMA

Kim Young-ho urla disperato “Voglio tornare indietro” mentre un treno lo sta per investire. Come ad esaudire il suo desiderio, il film ci riporta indietro ripercorrendo venti anni della sua vita passata.

RECENSIONI

Puzzle della Memoria

Vent'anni di storia della Corea attraverso il racconto a ritroso delle fallimentari esperienze di vita di un uomo. Lo incontriamo a un passo dal suicidio per poi scoprire, sui binari malinconici della memoria, come è passato dai sogni artistici dell'adolescenza, a fianco di una ragazza dolce e devota, alla disperazione dell'età adulta, dove una vita professionale poco appagante si unisce a un’esistenza piatta con una donna traditrice e non amata. Si parte dal personale per arrivare al generale, con la messa in scena dell'intimità di un singolo personaggio per rappresentare il disagio di un intero paese. I quadri finali, infatti, sono incentrati sugli scontri con i dissidenti politici attivi e sul colpo di stato da cui è nata la dittatura militare. Un'esperienza traumatica, in cui è la tortura a garantire rispettabilità sociale, che segnerà irrimediabilmente il protagonista per tutta la vita, assorbito da un'esistenza che forse non lo rappresenta ma non riesce nemmeno a mettere in discussione. La redenzione passerà per una via crucis a cui solo la morte sarà in grado di mettere la parola fine. Ben scritto, interpretato con adesione totale da Kim Hyung-koo, diretto da Lee Chang-dong (poi vincitore a Venezia con "Oasis") con rigore senza eccedere in sentimentalismi, sconta eccessi di retorica solo nel quadro finale, in cui l'idillio della giovinezza assume i connotati di una purezza che rischia di diventare acritica, facendo passare in secondo piano le possibilità di scelta del protagonista e la sua incapacità di dare voce a un senso di inadeguatezza con radici profonde. Forse ancora più lontane del punto di arrivo a cui ci conduce il film.