Recensione, Thriller

PAURA IN PALCOSCENICO

Titolo OriginaleStage fright
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione1950
Genere
Durata110’

TRAMA

Vera, per amore, nasconde agli occhi della polizia Johnny, ricercato per l’omicidio del marito dell’attrice di varietà, e sua amante, Carlotta. Vera crede a Johnny quando le assicura che la vera assassina è quest’ultima.

RECENSIONI

Non il miglior parto, per sua stessa ammissione, del maestro del thriller tornato a girare a Londra: non si perdonava il finto flashback inserito all’inizio e il fatto che i cattivi non facessero paura. Il film non persuade del tutto anche nei nessi logici e nella meccanica artificiosa, per quanto efficace, della drammaturgia dello sceneggiatore Whitfield Cook, basata sull’adattamento di un racconto breve (‘Man Running’, 1947) di Selvyn Jepson, ad opera anche della moglie del regista, Alma Reville (debutta come attrice anche sua figlia, Patricia). Hitchcock gioca molto col concetto di “palcoscenico”, fra set teatrali e personaggi che fingono e/o recitano, e tutta l’opera annovera scene ironiche tanto gustose quanto dimentiche della tensione da edificare per rendere efficace, anche, il giallo poliziesco (i protagonisti delle migliori scenette comiche sono Alistair Sim, che interpreta il padre di Vera, e Joyce Grenfell, al tiro a segno della fiera). È come se l’autore perdesse man mano interesse per la vicenda, preferendo focalizzarsi su episodi che, nel complesso, non legano fra loro. Fatto sta che, dopo Il Peccato di Lady Considine, il film è un altro mezzo flop al botteghino. Se non altro, Marlene Dietrich (con costumi di Christian Dior) ha l’occasione di interpretare un inedito di Cole Porter, ‘The Laziest Gal in Town’.