TRAMA
Una guerra: l’aereo precipita e quattro soldati si ritrovano nel bosco, dietro le linee nemiche. Il capitano ordina di costruire una zattera per percorrere il fiume.
RECENSIONI
Nel primo lungometraggio, c’è già tutto il futuro Kubrick del prediletto cinema bellico, quello che gli permette di restituire la follia e l’assurdità del genere umano a contatto con le proprie paure e i desideri più profondi. Auto-prodotto e girato quando aveva 24 anni, venne non a torto disconosciuto per la sua matrice amatoriale e la scrittura di un poeta mancato (Howard Sackler, suo amico e compagno di studi), fino a ritirarlo dopo la distribuzione e a distruggerne i negativi. Dopo un primo rinvenimento nel 1980 a Puerto Rico, solo nel 1991 e per puro caso (la Kodak, a volte, conservava una copia dei negativi che sviluppava) l’opera è stata riscoperta e resa disponibile dopo la morte del regista. La risibile cifra per finanziarla, con l’aiuto di padre, zio ed amici (fra i 33.000 e i 43.500 dollari, girando con una Mitchell 35 senza sonoro per un doppiaggio successivo), condanna l’autore a set naturali che, a lungo, tediano non mancando di ingenuità di messinscena anche imbarazzanti, sicuramente dettate dalle ristrettezze economiche (ad esempio, il sergente che deve attraversare il fiume e paiono passare ore, perché ne segue il corso anziché tagliarlo di traverso). Eppure c’è anche di che vantarsi: produttivamente, era inconsueto per l’epoca autofinanziarsi per esordire in modo indipendente; esteticamente, denunciano la presenza di un genio il piglio da fotografo del Look Magazine, l’idea di rendere manifesti i pensieri dei personaggi anche contemporaneamente, i numerosi primissimi piani da punti di inquadratura inconsueti (sotto la figura), l’idea di nemici con lo stesso volto e, in generale, il polso per non comporre tanto un film d’azione quanto una riflessione lirica e filosofica colta. Quest’ultimo fattore, in realtà, restituisce anche un film (lo ammise lo stesso Kubrick) pretenzioso (si cita Proteo e Paul Mazursky recita “La tempesta”), senza risultati sempre intellegibili o sorprendenti.