Western

PAT GARRETT E BILLY THE KID

Titolo OriginalePat Garrett and Billy the Kid
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1973
Genere
Durata122'

TRAMA

Si ripropongono le vicende del fuorilegge sui generis Billy the Kid e del suo compagno d’avventura prima e acerrimo rivale poi Pat Garrett.

RECENSIONI

Per quello che rimane il suo ultimo western, almeno come genere consolidato e riconoscibile, Sam Peckinpah decide insieme al giovane sceneggiatore Rudolph Wurlitzer di rivisitare la leggenda di William Bonney conosciuto come Billy the Kid e il suo ex amico e esecutore Patrick J. Garrett.
Peckinpah rileggendo la pagina storica preferisce, inevitabilmente, confrontarsi con il mito che mai come in questo caso (che per esemplarità fa il paio con quello non meno suggestivo di Wyatt Earp e Doc Holliday) coincide con il mito collettivo della frontiera.
Pat Garrett e Billy the Kid raccontando la fine di un’amicizia racconta parallelamente il tramonto di tutta l’epopea che ha riguardato il grande Ovest; un’epoca che, andando incontro al progresso tecnologico e ad un nuovo modo di concepire il pensiero economico alla luce delle teorie liberali del capitalismo, vede smarrirsi all’orizzonte i suoi eroi deputati, mandriani e fuorilegge, cavalieri solitari e bande di rinnegati. Pat Garrett è colui che sa leggere e interpretare il cinico movimento della Storia, è quello che incarna il principio di adaequatio allineandosi al nuovo stato di cose compromettendosi con il nuovo ordine delle leggi positive che stabiliscono un universo di regole atte a preservare una sembianza di socialità, e che mettono al bando qualsiasi tentativo di sconvolgimento in seno all’ordine stabilito (Chisum, grande proprietario terriero, pretende che la sua zona sia liberata dalla scomoda presenza di Billy Kid non esitando a chiedere la sua testa, estirpando così alla radice il principio di disordine rappresentato dal Kid). Billy the Kid invece è la parte, magari sbagliata e discutibile, ma integerrima, in un certo qual senso, di questo West sul viale del tramonto. Billy è colui che risolutamente non si adegua incarnando fieramente il principio di anarchia in un contesto che sta gradualmente mutando le sue coordinate socio-politiche (“I tempi stanno cambiando, ma io no”).
Tutto il film si annuncia infatti come una prolungata meditazione crepuscolare sull’opposizione tra le ceneri del vecchio e la fatua scintilla del nuovo che sta sorgendo, una ballata a tratti funerea sull’incedere della Storia che nel suo lento e implacabile cammino acquisisce nuovi sensi relegando il passato in un’aura romanticamente mitologica. Al contrario del capolavoro di Arthur Penn Furia Selvaggia (tra l’alto molto citato nel film) in cui veniva privilegiato esclusivamente il rapporto sottilmente psicanalitico tra Pat Garrett e Billy Kid, Peckinpah offre una ragguardevole galleria di personaggi che combattono soprattutto per ritrovare la propria identità in uno scenario materico ancora impastato di fango, di cielo e di sangue che esige ineluttabilmente una decisione epocale, a cominciare dal menestrello Alias (felicissima la scelta di Bob Dylan) che si fa cantore di tale transizione. Una decisione esistenziale difficile da compiere che Peckinpah tenta con successo di tradurre stilisticamente mediante una notturnità celiniana, tempi sospesi hellmaniani e improvvisi scoppi di violenza, rapidi, inesorabili, cruenti; un ritmo fratto, segmentato da azione e meditazione, indeciso su mitopoietici campi lunghi e inesorabili schiacciamenti del teleobiettivo. Una decisione problematica anche per lo stesso Peckinpah che si dichiara inoppugnabilmente dalla parte del materialismo storico che fa a pezzi qualsiasi istanza di romanticismo di matrice fordiana, il quale però nella versione originale (e non quella sciagurata della MGM sminuzzata e rimontata vergonosamente) sceglie di aprire e chiudere la pellicola con una simbolica nemesi: Pat Garrett che da vecchio viene ammazzato da coloro che un tempo stavano dalla sua parte. Inoltre esistono almeno tre sequenze inequivocabili come l’uccisione del proprio fantasma speculare da parte di Pat Garrett, il ragazzino che gli scaglia contro dei sassi al momento della dipartita dopo lo scontro con Billy (che ha deciso di non fuggire in Messico e di rifugiarsi nel suo covo a Fort Sumner) e lo stesso Garrett che difende il corpo del “ragazzo” da invereconde profanazioni che imporrebbero ulteriori riflessioni sul presunto antiromanticismo di Peckinpah.