TRAMA
Darkly Noon è un ragazzo di stretta osservanza religiosa cui hanno ucciso i genitori. Lo raccolgono morente in una foresta, la bella Callie lo accudisce.
RECENSIONI
Seconda opera registica del grande scrittore inglese Ridley, dopo l'ottimo Riflessi sulla Pelle: protagonista è ancora un'infanzia "disturbata", che traduce in violenza i malsani condizionamenti ricevuti dalle figure parentali e sceglie come oggetto dell'odio la donna. La contrapposizione fra bigottismo bruciato dal desiderio e sensualità provocante (anche in modo forzato) è banale, ma la pellicola si trasforma presto in un'agghiacciante fiaba gotica dove la foresta è lo spazio allegorico, primordiale, della mente del protagonista (Ridley ama i paesaggi immersi in una natura selvaggia che isola i protagonisti: "Nella foresta ci si può perdere…"), che vi incontra figure simbolo dei propri quesiti e delle proprie riflessioni: i genitori, sotto vesti grottesche, gli stuzzicano la coscienza, la suocera di Callie fomenta il suo inquietante fanatismo religioso, dando inizio ad una "Passione" emblematica dell'ipocrisia di certe interpretazioni del Verbo di Dio, in cerca di alibi (le streghe…) per i propri peccati. Darkly Noon non si accorge che il proprio comportamento è identico a quello degli "eretici" che hanno sterminato la sua famiglia. Chi è il demone? Il "castigo di Dio" che si mortifica la carne e sogna il rosso del sangue o la tentatrice che vive nel peccato ma s'adopera comunque per salvare il proprio carnefice? Fra "riti di purificazione" e volontà di uccidere, la parte finale è angosciante, a partire dal montaggio parallelo fra l'incedere di Darkly Noon ed il peccaminoso amplesso, fino alle spettacolari sequenze in cui l'alabarda, a contatto con i fili elettrici, accende il fuoco dell'Inferno. Poi un urlo della follia, lo stesso che chiudeva Riflessi sulla Pelle, e la frase "chi mi amerà adesso?" (è il titolo della canzone di PJ Harvey che svetta nel soundtrack). Un'opera passata ingiustamente inosservata, con tocchi felliniani (la scarpa, il circo) e lynchiani. Brendan Fraser non bilancia bene gli umori del proprio carattere: troppo scimunito all'inizio e determinato alla fine. Noto anche come Sinistre Ossessioni.