Azione, Commedia, Recensione, Thriller

PARKER

Titolo OriginaleParker
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2013
Durata118'
Sceneggiatura
Tratto dadal romanzo “Flashfire: fuoco a volontà” di Donald E. Westlake
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Dopo una rapina andata a buon fine, la banda di criminali, capeggiata da Parker, tradisce il capo e lo uccide. O, almeno, così crede. Parker, infatti, sopravvive e pianifica la sua vendetta.

RECENSIONI

Il personaggio che dà il titolo al film è stato creato dalla scrittore Donald E. Westlake, che gli ha dedicato più di venti libri firmati con lo pseudonimo Richard Stark. Non è la prima volta che compare sul grande schermo, lo abbiamo visto infatti, tra gli altri, in Senza un attimo di tregua, interpretato da Lee Marvin, e Payback - La rivincita di Porter da Mel Gibson. È però la prima volta che arriva al cinema con il suo nome originale, visto che Westlake, morto nel 2008, aveva sempre negato la sua autorizzazione a un utilizzo cinematografico del personaggio. Delle necessarie premesse, però, lo spettatore non ha alcun modo di accorgersi, perché il film si pone come un classico action / thriller / comedy: un minimo di intrigo, caratteri basici, qualche battutina per sdrammatizzare, un abbozzo di liaison ma, soprattutto, botte da orbi. Che il protagonista si chiami Parker, Walker o Porter, quindi, poco incide sul risultato finale, solido ma anche piuttosto anonimo. E non tanto per la regia di Taylor Hackford, molto professionale e a tratti vigorosa (l’avvincente lotta con Daniel Bernhardt nella camera d’albergo, coreografata in modo superbo), ma per l’assenza di caratteri indimenticabili, in grado di distinguersi dai mille altri che hanno impresso fotogrammi affini. A meno di non stupirsi per l’ennesimo uomo tutto d’un pezzo che per seguire il suo discutibile codice morale ruba ai ricchi per dare ai poveri, uccide solo se costretto (e capita spesso), e trova nella vendetta senza esclusione di colpi la sola ragione di vita. O per i cattivoni da fumetto, dal cervello tutt’altro che fino e dal grilletto più che facile, di quelli che distruggerebbero una casa per sparare a una zanzara. Un po’ di salutare disordine narrativo potrebbe venire dalla bella agente immobiliare delusa dalla vita (una Jennifer Lopez forzatamente dimessa) che non esita un attimo a mettersi nei guai, spinge sulla rottura del triangolo, è animata da un’amoralità non banale, ma la sua verve si consuma in gag frettolose e dinamiche risapute. Anche la storia, in tal senso, non regala grandi sorprese. Gli ingredienti, comuni a centinaia di film e telefilm, sono un colpo andato a buon fine, un bottino da spartire, una promessa non mantenuta, l’apparente morte del protagonista, il suo ritorno in cerca di vendetta, la vendetta. Tutto esattamente come da copione rodato. L’ambientazione attraversa gli stati di Ohio, Florida e Louisiana, e si sofferma a lungo sull’opulenta West Palm Beach, ma nonostante la cura e il tentativo di dare un’anima ai personaggi attraverso i luoghi che percorrono, il senso di déjà-vu è inevitabile. Di quanti traffici illeciti siamo stati testimoni tra grattacieli a picco sull’oceano? Anche l’umorismo e l’ironia, marchio di fabbrica di Westlake, si limitano a battutine stridenti che più che sdrammatizzare consolidano l’immagine di un protagonista che si prende tremendamente sul serio. Detto questo, una volta accettate le coordinate del racconto e messa fine a qualunque ipotesi di guizzo, il film trova nel ruvido Jason Statham il perfetto physique du rôle e scivola leggero e iperbolico senza cercare un posto nella memoria ma un onesto intrattenimento. Compito che svolge diligentemente. Sarebbe inutile pretendere altro.

Morto Donald E. Westlake nel 2008 (a lui è dedicato il film), la Hollywood sciacalla si riappropria del nome originale del protagonista di molti suoi romanzi, a partire da “Anonima carogne” del 1962, scritti con lo pseudonimo di Richard Stark. Lo scrittore aveva posto un veto, per proteggere la sua creatura: il nome Parker non doveva comparire al cinema (o in televisione). Caso (esiste?) vuole che, nel momento in cui nome e personaggio collimano su grande schermo, l’opera sfornata sia la peggiore, almeno rispetto a Senza un Attimo di Tregua (dove era Walker) e Payback (dove era Porter). Il libro di riferimento è “Flashfire - fuoco a volontà”, adattato in modo piatto da John J. Mclauglin: lo fa sembrare una qualsiasi puntata di un serial poliziesco anni ottanta, quando la scrittura era davvero usa-e-getta. Non è solo una questione di mancato adeguamento al contingente (sono passati 13 anni dalla sua uscita: l’intreccio appare già datato) ma di troppi compromessi della produzione, indecisa se restituire o no il “vero” personaggio dei libri, infine ridotto a qualunquista ladro-e-gentiluomo con motti etici (rubare solo a chi se lo può permettere; uccidere solo chi se lo merita) e a generalista (più appetibile su vasta scala) abitante di una commedia rosa: la commedia è veicolata dal personaggio di Patti LuPone, malata della soap “Febbre d’amore”; il rosa è assicurato dall’enorme spazio, spesso inutile, donato al personaggio di Jennifer Lopez, forse nel vano tentativo di recuperare i fasti di Out of Sight. Due ore che si riducono a due colpi grossi, un tradimento, una vendetta, una parentesi sentimentale. Dentro, sotto, sopra, niente: e non è un bel biglietto da visita per Taylor Hackford, una volta (più) grande. Peccato, Jason Statham (avvallato dalla famiglia Westlake) poteva essere il Parker giusto.