TRAMA
Le origini del male che hanno distrutto la vita di Sarah e Micah. Nella casa delle vacanze della sorella di lei si manifestano strane attività paranormali. Un’ entità diabolica sembra concentrare le attenzioni sul piccolo Hunter…
RECENSIONI
Prevedibile secondo capitolo, che funge da prequel alla sfortunata vicenda di Sarah e Micah, Paranormal Activity 2 imposta da subito un piglio diverso, cede nel genere pur mascherando forzatamente quel clima d’artigianato low-budget che a suo tempo fece urlare al miracolo. E’ possibile inglobare il nocciolo teorico della questione a quanto scritto per l’opera di Oren Peli, anche se, ponendolo fin da subito come limite, l’operazione scivola su una maggiore articolazione della struttura narrativa e visiva, ne facilita una riconoscibilità tematica, perde nel gioco dell’attesa e nella lenta preparazione alla baldoria paranormale la giusta incisività. Il meccanismo era già arrugginito prima ancora che venisse replicato, ormai codificato nel suo sviluppo fatto di tappe riconoscibili e risoluzioni altrettanto scontate. Questa volta si passa dalla coppietta alla famiglia intera. E c’è un bambino (si chiama Hunter guarda un po’) niente di più stereotipato per attirare l’attenzione di un demone all’occorrenza veramente incazzato, che vuole impadronirsi del pargoletto per un patto diabolico firmato chissà quando da qualche avo (così sembra dirci una ricerca su internet della figlia). Alla dialettica innocenza/male, si affianca inevitabilmente l’ennesima costellazione di evergreen, lo scetticismo cronico che si arrende all’evidenza dei fatti e all’aiuto tecnologico, la distribuzione schematica dei personaggi da un padre razionale a una madre ricettiva e medianica, l’occulto-soprannaturale che tranquillizza lo spettatore di un decorso all’insegna dell’horror, questo per giunta fortificato dall’utilizzo di certi luoghi della casa come indiscutibili topoi (la cantina, le scale d’eco esorcistico, la camerina da letto del bimbo, etc). Senza citare le numerose implicazioni e fobie di carattere domestico che però rischierebbero di infangarsi in un processo debolmente extra-testuale, perdendo di vista l’aspetto primo del film che è senza dubbio il mero intrattenimento.
Due considerazioni sulla visione. Portandosi dietro gli stessi limiti della suspense che caratterizzarono l’esperimento precedente, Paranormal Activity 2 dinamizza il racconto con un’espansione del campo visivo che controlla grazie a un circuito di telecamere di sicurezza tutte le stanze della casa, compreso il giardino esterno. Ma. C’è un ma, perché, i limiti del mezzo Ghost Hunter trovano nel fuoricampo della cantina un bello scacco da parte del nostro demone che può impossessarsi della vittima mettendo in stallo il nostro apatico voyeurismo. Non manca allo stesso tempo il curiosare amatoriale con il quale i membri della famiglia esplorano il susseguirsi degli eventi e discutono tra di loro, interrogandosi sulla natura delle manifestazioni. Una controparte soggettiva a quella più panottica, che però non si articola a dovere. Rimane un’alternanza di comodo tra le due soluzioni senza che tra di esse si instauri un qualche dialogo fondato. Di para- c’è ben poco, a parte un finale così “sorprendente” che di colpo riesce a far regredire ogni connotazione horror. Vi lascio la sorpresa, sebbene, per l’ennesima volta, tutto debba sempre tornare.
