TRAMA
Il caporale Bower e il tenente Payton si svegliano dall’ipersonno su una gigantesca astronave senza ricordare nulla. Chi sono? Dove sono? Qual era la loro missione?
RECENSIONI
Che Pandorum sia un film assai derivativo l’hanno detto/scritto più o meno tutti. Il motivo è che Pandorum è un film assai derivativo, se ne accorgono più o meno tutti ed è la prima cosa che viene da dire/scrivere: l’ipersonno, la missione misteriosa, l’astronave/trappola claustrofobica dicono Alien et similia, le creature ex umane sono sovrapponibili – anche concettualmente - a quelle di The Descent mentre i risvolti più “adulti” della sceneggiatura rimandano tranquillamente a Solaris e Silent Running. Se a questo si aggiungono gli evidenti deja vu riferiti a videogiochi come (l’ottimo) Dead Space e si chiosa ricordando che tutti i rimandi di cui sopra hanno, a loro volta, già figliato e/o palesato genitori adottivi, ci si fa un quadro piuttosto chiaro sull’originalità del film di Alvart.
Ma al di là di queste evidenze, quello che ci sembra degno di segnalazione è il Paul W. S. Anderson touch. Il regista e sceneggiatore inglese produttore del film, già autore di Event Horizon (altro riferimento lampante, forse IL riferimento), sembra infatti essersi specializzato in produzioni fanta-horror dal budget assolutamente medio, con attori a metà del guado e un clima generale non nettamente B ma più “A in piena zona retrocessione” o “B con flebili speranze playoff”. Medietà assoluta, a un passo dalla mediocrità, ben attinente a questo Pandorum, cha ha dalla sua anche una regia poco connotata (“andersoniana”?) e troppo imperniata sulla handy/shaky/cam, delega troppo del suo potenziale emotivo al sound department, fa (“andersonianamente”?) assaggiare un po’ di gore ma lascia con la fame, racconta una storia stravista (e mal dialogata) ma capace di piazzare qualche simpatico colpetto di teatro (un paio di agnizioni non del tutto telefonate). E insomma fra giochini un po’ ingenui (Elysium – Esylium) e tentazioni tra l’epico e il larger than life presentate in completo understatement (la distruzione della terra, il finalone “Tenis anno uno”) porta m(od)estamente a casa la pagnotta con una dignità che si fatica quasi a riconoscergli. Certo bisogna essere iniziati al Genere ma Pandorum si può anche decidere di non evitarlo senza rimetterci soldi e autostima. Sottotitolo italiano criminosamente fuorviante.