TRAMA
Nyles e Sarah si incontrano a un matrimonio e restano bloccati in un loop temporale tra amore, disillusione e confusione.
RECENSIONI
TOMORROW NEVER KNOWS...?
Le marmotte e il continuum spazio-tempo
Quando, 27 anni fa, Il giorno della Marmotta arrivò sugli schermi statunitensi in un grigio pomeriggio di febbraio, nessuno immaginava che quella bomba cult avrebbe innescato una reazione a catena capace di far sopravvivere un concept così puerile, eppure così geniale, fino ai giorni nostri. Sono ormai tre decenni che ci sorbiamo copie-carbone e rimaneggiamenti estetico-semantici di Groundhog Day, al cinema come in tv: alcuni pregevoli e divertenti (vedi About Time e Auguri per la tua Morte), altri decisamente evitabili (Ricomincio da Nudo e Repeaters per citare i più scabrosi). Ma nessuno di questi è riuscito a fare quello che ha fatto Palm Springs.
Ci vuole una fisica bestiale...
il duo Barbakov/Siara se ne esce con una time-loop comedy per Hulu, in cui dark humor, fisica quantistica e love story vengono frullati insieme, per un estratto post-moderno dal gusto pungente ma irresistibile. La prima cosa a colpire è l'incipt in medias res, in cui lo sceneggiatore sembra dire: "primo atto? A cosa serve! Andiamo subito al secondo, anzi, partiamo direttamente dal sequel". Nei primi 30 minuti, lo spettatore è disorientato peggio di un bambino a cui hanno appena tolto le rotelle dalla bici: non sa bene se pianterà il naso a terra, ma è pronto a correre il rischio. Niente ginocchia sbucciate alla fine, solo la consapevolezza di trovarsi di fronte a una narrazione talmente innovativa da divenire, a tratti, deliziosamente sovversiva.
Le caratterizzazioni junghiane che funzionano
La sceneggiatura procede fluida e circolare: 90 minuti di déjà-vu che non stanca, né arranca, ma si reinventa. C'è spazio per tutto, dall'umorismo nonsense all'ontologia, fino al sentimentalismo sincero. Un'ode al "panta rei" e al "carpe diem" che ti fa riflettere sull'importanza del "qui ed ora", più di quanto vorresti.
Andy Samberg e Cristin Milioti sono l'antitesi della coppia funzionale hollywoodiana; lui, depresso e rassegnato, lei disincantata ma tenace. Un amorevole mish-mash di vulnerabilità e cinismo così smaliziato da rendere l'empatia un obbligo e non un'opzione. (Troppo) poco screen time per J.K. Simmons, nel ruolo di un amorevole padre di famiglia dalla vena sadica, il cui compito è aggiungere sale alla commedia, quando sta per diventare troppo saccarina.
Palm Springs è un titolo che si prende gioco di un genere, definendone al contempo un nuovo standard. La prova low budget che per confezionare uno sci-fi non servono fantastilioni di dollari e tonnellate di CGI, ma un buono script e le idee chiare. Come spezzare la monotonia dei blockbuster, pur abbracciandone le premesse. Si ride, si riflette, si gioisce. All’infinito. Bis!
