TRAMA
Santiago del Cile. Durante gli incontri con le amiche, l’ambientalista Adina rievoca il suo viaggio sulle Ande dell’anno precedente: qui si innamorò di Alberto, ingegnere italiano incaricato della costruzione di una diga. A letto con il nemico?
RECENSIONI
Salani squaderna il peggio del cinema italiano: immagini spudoratamente soleggiate (passato) e sporche di melanconia (presente), una love story melò tra due nemici “ambientali”, la trovata rivoluzionaria della narrazione in flashback, tristezza di maniera e tanto altro. Paloma Calle è un’attrice fin troppo teatrale, platealmente a disagio con la telecamera piantata sul volto (e allora sgrana gli occhioni); il regista stesso, portatore sano di deteriore morettismo, fa innamorare la protagonista di lui (alla Pieraccioni? Andiamoci piano con gli insulti); le due amiche della protagonista sono anitre pettegole, la coppia triestina non dà segni di vita. Fastidiosi indugi registici sulla handycam del cinema “povero” (di mezzi come di idee), una sceneggiatura estratta da un temino di quarta elementare: verso la metà della pellicola Adela attacca con io e lui ci capivamo senza parlare e prosegue per uno snervante quarto d’ora. Apprezzabile solo il bilinguismo italiano-spagnolo, su un roccioso sfondo andino da cartolina. Gli snodi filmici riusciti si contano sulle dita di un moncherino: in uno di questi il silenzio ottenebra un ballo della protagonista, sfortunatamente per pochi secondi. Poi quelli là sullo schermo ricominciano a sbrodolare parole (dallo spagnolo palabras), affondando il coltello sullo spettatore: in confronto lo psicologismo di Ozpetek è cinema epico e la ruffianeria di Muccino appare quasi digeribile (ho esagerato).