TRAMA
Padre Fabijan, nuovo parroco di un’isola in Dalmazia, ha un’idea contro le nascite zero.
RECENSIONI
Che succede se la Chiesa interviene nelle cose umane? Può un prete cattolico - indirettamente - procreare? E soprattutto: è giusto? Vinko Bresan innesta il congegno su questi dilemmi, adatta un testo teatrale (più acuto l'originale: I figli del prete), pone premesse semplici e leggibili, rende una leggenda metropolitana base del racconto, ripropone fuori tempo la commedia balcanica anni '80-90. La ronde dei caratteri si sviluppa sull'isola, spazio sociale alternativo alla terraferma, dove i personaggi si rincorrono con tratti e requisiti tutti prevedibili, attentamente ripartiti fra loro per toccare molte corde: dal parroco ambiguo alla 'pazza' del villaggio, dal farmacista sciovinista al padre senza figlio (possibile link alle guerre balcaniche - la scomparsa della prole -, tema del regista). Nel rovello morale, il suo protagonista (un adeguato Kresimir Mikic) si posiziona oltre il giudizio: è un puro che sfugge la definizione, la sua azione di favorire le nascite in buona fede, almeno per 80 minuti, serve solo a innescare il girotondo. L'ironia è ancora questione di dimensioni, i funerali finiscono ancora in un 'pasticcio'. Tenendo fermo l'obiettivo primario di far ridere, a tratti emergono punti critici tarati contro i rappresentanti della Chiesa (gli altri religiosi: ignavi o coinvolti) e intrecciati al problema della coscienza genitoriale, in un'oasi/comunità che respinge la riproduzione se non vi è costretta. Da parte sua il regista svolge un compitino corretto (ma è difficile ravvivare questa sceneggiatura), inciampando proprio quando vuole la trasfigurazione onirica-surreale: per inscenare la fantasia di Fabijan, che parodizza il tabù sessuale nella religione, esegue il ripasso di un immaginario erotico banale e risaputo. Se la commedia è senza ambizione e si limita a ricalcare passi consunti, la svolta seria finale (dinanzi alle conseguenze, anche la Chiesa si pente) suona indifendibile e conduce dritti al più classico dei 'messaggi' (anticlericale, per il libero arbitrio): suggerimento dissonante rispetto al dispositivo comico di partenza che, di fatto, lo neutralizza mostrando oscenamente dove voleva parare.
