Drammatico, Recensione

PADRE PADRONE

TRAMA

In Sardegna, Gavino non può completare la sua istruzione elementare perché il padre vuole faccia il pastore di pecore. A venti anni compra una fisarmonica e, suonandola, passa il tempo in solitudine fra le colline.

RECENSIONI

L’opera liberamente tratta dal romanzo autobiografico del glottologo Gavino Ledda (che, con la sua testimonianza, apre e chiude il film) ha ottenuto la Palma d’oro a Cannes di un irremovibile Roberto Rossellini (anche se era un prodotto televisivo) ed è stata uno dei maggiori successi di pubblico per i fratelli Taviani. L'argomento trattato solo apparentemente si discosta dai temi usuali dei due pisani: quella di Ledda è, per una volta, una rivoluzione compiuta contro il Sistema (sardo), la sua cultura monolitica, i suoi padri-padroni (Omero Antonutti, “scoperto” dai registi a teatro). Acquisendo vari strumenti di conoscenza, conquistando il linguaggio verbale, spezzando l’isolamento (facendo il militare proprio a Pisa), il protagonista riesce a superare il terrore nei rapporti con il genitore, generato da percosse, ignoranza, tradizione, miseria (i Taviani non cercano mai la scorciatoia della demonizzazione del singolo: scrutano le radici infami nei costumi, nella cultura). I registi, al solito, non sorprendono solo con il contenuto ma anche con la forma, magnificamente sospesa fra Bellocchio e Fellini, fra dramma realistico e respiro mitico, fiaba popolare crudele (e triviale: i ragazzini che fottono le bestie, le scorregge durante la tosatura) e registri grotteschi (la pecora parlante e la gag della cacca nel latte), straniamento surreale (le didascalie che traducono il pensiero e l’overlapping di voci off: l’ansimare nell’eccitazione sessuale, il vociare in paese), sguardo infantile (bellissima la lettura del pensiero degli scolari atterriti) e simbolismi vari (il pesante santino, durante la processione, che assume le fattezze del padre). Uno splendido uso dei silenzi, degli spazi, delle fasi di isolamento: grande cinema dolente, intenso, affrancato da qualsiasi compromesso.