TRAMA
Fin da piccola, Fate ha avuto il presagio che l’amore della sua vita si sarebbe chiamato Damon Bradley. Ora sta per sposarsi ma conosce, al telefono, un amico del futuro marito che porta quel nome: molla tutto e lo insegue fino in Italia.
RECENSIONI
Marisa Tomei fa a gara con Meg Ryan per rinverdire i fasti della commedia sentimentale favolistica (c’è pure una scena con la scarpa di Cenerentola) della Hollywood che fu, candidandosi a erede della donna-grissino Audrey Hepburn, con tanto di capelli corti e viaggio romantico da Vacanze Romane, opera apertamente citata dalla scena della Bocca della verità e da Robert Downey jr. che rifà Gregory Peck. Sono indigeribili le premesse zuccherate con litri di melassa, aggravate da atteggiamenti didattici e ammiccanti contro il cinismo e pro magia del destino (il nome della protagonista, Fate, lo traduce in inglese) che riunisce le anime gemelle complici le stelle, le coincidenze e…la fede. Quando entra in campo Downey jr., si ride e ci si commuove con meno artificiosità, ci si rende conto che l’idea motrice della pellicola poteva funzionare (abbandonare tutto e tutti per inseguire un sogno) e che non sono male certi spunti critici (ci si può ingannare quando si è totalmente schiavi delle profezie), buffi colpi di scena (il vanesio Billy Zane prima in piscina, poi sullo yacht senza capelli…) e tutta la tensione che nasce dal secondo pretendente scartato, che si adopera all’inverosimile per essere amato dalla protagonista (tenera la scena in cui le passa i “giusti” gioielli, dimostrando sintonia). Ma non si può davvero mandare giù tutto il folklore stereotipato, colmo di luoghi comuni su un’Italia fatta di solo “amore” (patetica la scena finale con gli aeroportuali che si adoperano per l’incontro degli innamorati), latin lover, paesaggi sdolcinati (Venezia, Roma, Positano), scioperi e segnaletica stradale errata: l’ignorante e grossolana ottica statunitense su paesi esotici come il nostro era davvero l’unico ingrediente da non rimpiangere delle pellicole del passato. E basta con ‘O sole mio’ (per quanto accompagnato da Eros Ramazzotti)!
