TRAMA
New York. Sono sposati da anni, hanno due figlie. Laura e Dean si amano. Gradualmente, però, la donna inizia a sospettare una relazione extraconiugale. Si confida allora con suo padre Felix, ma lui non fa altro che alimentare in lei i dubbi. I due si metteranno così a indagare, fino a inseguire Dean in Messico per coglierlo sul fatto…
RECENSIONI
Ispirato a una storia vera, anche se non c'è nessun based on a true story. Ispirato alla storia di un'amica della regista che, con suo padre, si mise alla ricerca di prove a sostegno dei sospetti sulla presunta vita fedifraga del marito. È un film d'avventura su traiettorie intime, una commedia di disincanto e dolcezza, un tardivo racconto di formazione, il nuovo lavoro di Sofia Coppola. Sembra quasi una scheggia saltata fuori dal cinema di Woody Allen, una risposta alla Marriage Story di Baumbach. Sofia, con questo film, chissà, (ri)scrive a suo padre, e riposiziona il proprio cinema sui binari di Lost in Translation – non solo per il ritornante Bill Murray – e di Somewhere. Ma On the Rocks potrebbe essere tutto, in fondo, nel percorso dell'autrice: un viaggio nel passato, una parentesi, una transizione, una svolta. Cinema che si appropria sempre di se stesso e delle sue dinamiche, dei suoi schemi e paradigmi, ma al contempo sposta sempre un po' le coordinate, le sintesi, le connessioni. Il giardino delle vergini suicide e Bling Ring trovavano l'America e smarrivano i figli, Somewhere e On the Rocks cercano padri smarrenti e smarriti. E tornano, e crescono, in quest'ultimo film, i limiti spaziali e interiori, le coincidenze imperfette nella ricerca di se stessi, nelle relazioni tra i personaggi.
Laura (Rashida Jones), scrittrice in crisi, donna che da quando è mamma non sa più fischiare – al contrario del padre Felix (Bill Murray), assai talentuoso in questo – si sente insufficiente come moglie; Felix ama le donne, specialmente quelle che lo fanno sentire illuminato, e tempo fa ha lasciato la madre di Laura che non sapeva più irradiarlo con la sua luce (mentre un'altra donna sì); Dean (Marlon Wayans) adora Laura e le figlie e per loro si dedica tanto, troppo, al lavoro per un'agenzia di comunicazione in espansione che lo costringe spesso fuori casa. Personaggi che sono come sembrano ma non lo sanno. Che trovano infine qualcosa mentre credevano di cercare altro. La caccia a Dean orchestrata da Felix e figlia è fondata sugli equivoci, come del resto lo sono i rapporti qui. Laura-Dean. Laura-Felix. L'amore, come cinema screwball, è un'incomprensione. Il finale è un "compimento" ma anche, forse, l'idea di una traiettoria ulteriore, perché il cinema di Sofia Coppola difficilmente "completa" i suoi personaggi dentro il film, dentro le sue storie. È fuori, eventualmente, che ciò avviene. Lo schermo buio e le parole di Felix rivolte alla figlia – l'inizio del film – sono un manifesto, la semantica emotivamente incerta dei protagonisti, mentre tutto l'esercizio registico è divertito e maturo.
Perché On the Rocks da questo non svia: da questa condensato di cinema ineccepibile ed evanescente, tra precise ricamature di scrittura e immaginari di superficie. Un continuo farsi di reiterazioni e fughe vere o presunte, di dialoghi dai tempi perfetti nel gioco di vuoti e pieni, di figure apparentemente volatili. È un film leggero, perfettamente irrisolto, un gioco tra forma e sostanza, tra il set e la vita, dentro e fuori dal suo tempo, dal cinema della sua autrice, tra il giorno e la notte di New York, tra interni ed esterni, tra un cast che nulla sbaglia e il richiamo alle protagoniste e alle figlie dei precedenti lavori della regista. È un'altra opera autoterapeutica, una possibile liberazione, un'ipotesi nuova. Bill Murray e Rashida Jones in macchina a New York come in un road movie improponibile. Come un padre e una figlia, Francis Ford Coppola e Sofia Coppola, in prova di dialogo dentro e fuori dal cinema.