TRAMA
Teheran 2005, si gioca Iran-Bahrein: alcune ragazze si vestono da maschi e tentano di entrare allo stadio, sfidando il divieto del regime.
RECENSIONI
Ispirato a un episodio realmente accaduto, la figlia undicenne del regista che aggirò le autorità per vedere la nazionale di calcio, Offside è una storia femminile che evolve in corso d’opera: inizia come percorso per raggiungere lo stadio Azadi, prosegue sviluppando un’unica situazione (le ragazze bloccate e controllate dai militari all’interno dell’impianto), e prepara la lunga sintesi simbolica del finale, in cui sia i soldati che le giovani festeggiano la qualificazione dell’Iran ai Mondiali. A fare da mastice è la mano di Jafar Panahi: al decimo film l’autore de Il cerchio conferma l’impostazione stilistica iraniana basata rigorosamente sul piano sequenza. Se questo non è in atto, infatti, si compie la sua preparazione: l’inquadratura senza stacchi di ripresa è ciò a cui tende il regista, è sempre la fine dei climax, lo spazio che ospita i nodi fondamentali dell’intreccio. E’ la scelta, naturalmente, che richiede agli attori la maggiore tenuta scenica (impossibile dimenticare che Panahi fu assistente di Kiarostami). Nel caso di Offside, però, non rileva solo l’evidenza ma anche quanto viene omesso: mentre le ragazze sono tenute in ostaggio dai militari, il fondamentale fuoricampo si riferisce alle altre, apertamente citate, ovvero le donne che entrano allo stadio beffando il regime. La posizione etica della storia: l’ingiustizia (il divieto) è mostrata, il ristabilimento dell’equità sociale (l’ingresso) non si vede, ma comunque c’è.
Girata in gran parte durante la partita Iran-Bahrein di nascosto dalla polizia, e ovviamente mai uscita nel paese, la pellicola si lancia nel pedinamento di cinque ragazze, alternate a un padre che cerca la figlia e ai militari, anchessi giovani; linquadratura passa continuamente dalluna allaltra di queste figure, come uso del regista, coltivando una narrazione di impronta polifonica. Se i toni più duri del recente passato (ancora Il cerchio, Oro rosso) sono formalmente stemperati nellironia (basti considerare gli scherzi delle ragazze o il personaggio del piccolo delinquente nel finale), in realtà Offside non sposta di un millimetro la sostanza drammatica del cineasta: cè sempre un cerchio che recinta la donna, il perimetro formato dai militari allinterno dello stadio. Le guardie del regime, inizialmente rappresentanti immobili di unautorità rigida, difendono la giovane dalla furia di un uomo, che si scaglia contro di lei minacciando punizioni corporali; questo scambio di ruoli, con lostacolo (i militari) che si trasforma in protezione, è lesempio della tecnica di Panahi per scavare nei problemi e contraddizioni.
Se il film riscuote effetti semplici, allora, questi sono frutto di unidea dettagliata e del minuzioso sforzo di costruzione; per esempio, non è un caso che la prima ragazza (Sima Mobarak-Shahi) dallinizio esibisca un travestimento evidente, votato al fallimento, che la qualifica subito come donna: da una parte a sottolineare la giovanile ingenuità del suo carattere, dallaltra a segnare il valore soprattutto simbolico dellintreccio (gli interpreti sono tutti non professionisti e i loro personaggi non hanno nomi): le attrici rappresentano la Donna, dunque non serve che si vestano da uomini. Cinema politico nei risultati, quello di Panahi, ma non nella costruzione che resta asservita alla riuscita delle singole scene (la migliore, nei bagni dello stadio, è un lungo piano sequenza che impasta farsa con dramma). Così la concretezza della trama si coniuga allastrazione della situazione complessiva, che emerge attraverso un concerto di voci accavallate: i personaggi urlano, si parlano addosso, il grido di questo film è spesso letterale. Alla struttura si può rimproverare solo un lieve difetto di esplicitazione eccessiva (le giovani discutono con i soldati sul divieto di entrare allo stadio, mettendolo alla luce del sole), ma daltra parte è in grado di trovare momenti di sintesi che centrano il cuore della questione: nello specifico la bellissima ripresa della ragazza truccata (Golnaz Farmani) che improvvisamente indossa lo chador, come una stella di David per gli ebrei, riassumendo in ununica immagine lo scontro modernità/tradizione, riaffermando lalterità della condizione femminile. Finale edenico: le ragazze festeggiano la qualificazione, ma il coro Iran, Iran assume la paradossale funzione di invocare il nome del paese che le offende. Limpossibile festa unisce donne e militari nellutopia del regista.
Bolero Film propone Offside nelle sale italiane con cinque anni di ritardo, il motivo è evidente: il caso internazionale di Jafar Panahi, arrestato il 2 marzo 2010 per aver partecipato alle manifestazioni contro il regime e condannato a sei anni di reclusione. E’ per questo che, a margine del giudizio cinematografico, dinanzi alla vicenda del cineasta il film del 2006 suona come un precog, le ragazze fermate dai militari sono il regista, si offrono oggi come tragica cassandra che ha saputo vedere il futuro.