TRAMA
Una famiglia francese (marito e moglie gestori di una panetteria e due bambini) decidono di comprare una casa in multiproprietà, su un’isola, a un prezzo stranamente basso. Quando la giovane donna vi si reca con i figli per le vacanze estive scopre che si trova proprio nel mezzo di una colonia di nudisti. Dovrà sopportare la scarsa tolleranza degli integralisti che disprezzano i “vestiti” e venire a conoscenza con un mondo di voyeurismo e costumi sessuali insoliti.
RECENSIONI
“Nudisti per caso” può presentarsi allo spettatore allo stesso tempo come una gradevole commedia degli equivoci, una “parabola sull’intolleranza” (così lo definiscono alcuni articoli al momento dell’uscita) oppure (come lascerebbe presupporre il finale, piuttosto frettoloso) come una bizzarra e surreale riflessione sulla risoluzione di una crisi di coppia. In realtà il più grande motivo di interesse del film è probabilmente da ricercarsi nel lavoro di messa in mostra del corpo nudo sullo schermo cinematografico, un gesto insolito all’interno dei confini della commedia (lontano dalla pornografia, dunque). Un processo di messa in scena che chiama in causa un notevole parallelismo tra il voyeurismo interno alla struttura narrativa del film e quello dello spettatore che a sua volta si trova a guardare corpi nudi sullo schermo. Il film racconta il percorso di scontro e lento avvicinamento tra la pudicizia della protagonista e il nudismo regnante all’interno del residence in cui si trova a vivere; con il passare del tempo emerge in primo piano l’indecisione della donna che vorrebbe spogliarsi ma non ci riesce, allo stesso tempo attratta e spaventata dalla promiscuità dei vicini di casa che la vorrebbero protagonista delle loro serate. All’interno del villaggio l’attenzione degli abitanti è inevitabilmente catalizzata dal corpo vestito di Sophie, che rifiutando di spogliarsi si rende artefice di una profonda (e urtante) diversità contrastata dalla tentazione di amalgamarsi, di denudarsi per essere uguale a tutti gli altri e finalmente invisibile, in grado di vivere la propria vita al di fuori di una cortina di sguardi ostili. Nella massa di corpi nudi delle forme più disparate che popolano lo schermo il suo corpo diventa dunque necessariamente anche l’oggetto del desiderio dello spettatore, che si trova ad ambire di vedere nudo l’unico corpo vestito, sia perché ciò rappresenterebbe l’agognato momento della risoluzione dell’intreccio, sia perché “quel corpo” si colloca al di sopra di tutti gli altri, assumendo il ruolo di protagonista del film, e in quanto tale risulta essere inammissibile che si nasconda alla vista di chi di quel film è fruitore. Landron risolve la questione brillantemente, senza mai mostrare il corpo nudo di Sophie ma piuttosto vestendolo della sua nudità, lasciandone presagire la forma e coprendolo con l’immagine della nudità, a partire da quella dipinta sul vestito da sera che le viene donato, passando per l’effetto ottico creato da un bicchiere di vino in corrispondenza del pube (ripreso dalla locandina), per approdare infine alla trasparenza dell’abito bianco esibito nel finale all’uscita dall’acqua.
