
TRAMA
A un matrimonio fra due giovani militanti del Zangakuren, gli invitati, fra accuse reciproche e disillusione, riepilogano dieci anni (1950-1959) di lotte della sinistra giapponese contro il Trattato d’amicizia nippo-americana.
RECENSIONI
L’opera fu tolta dalla circolazione dalla casa di produzione Shohiku quando venne assassinato il presidente del partito socialista Asanuma Inejiro: è il primo film esplicitamente politico di Nagisa Oshima (che da studente studiava storia della rivoluzione sovietica), critico nei confronti del movimento studentesco, della sinistra extraparlamentare (lo Zengakuren: Oshima, da studente, ne era stato presidente a Kyoto) e del loro settarismo, dando botte sia alla sinistra radicale che a quella moderata. Cifra stilistica principe del suo cinema è, sempre, la commistione fra analisi socio/politica e poesia umana: con quest’opera militante, da Godard giapponese, un po’ rivoluzionaria un po’ anarchica, l’autore passa definitivamente dal realismo delle prime opere all’antinaturalismo, arrivando a mettere in scena anche uno psicodramma. Tecnicamente, è composta di panoramiche senza stacchi (43 sequenze in tutto), per una disposizione spaziale molto teatrale, interrotta da flashback e dall’esterno di un allegorico giardino buio e colmo di nebbia.
