Biografico, Musicale

NOTTE E DÌ

Titolo OriginaleNight and day
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1946
Durata128’

TRAMA

La vita di Cole Porter dai giorni di Legge a Yale (nel 1914), dove deluse suo nonno dicendo di voler lasciare l’università per scrivere musica, ai primi successi nelle riviste, passando per la Grande Guerra dove rimase ferito e per l’amore di una donna che trascurava per lo spartito.

RECENSIONI

I tre sceneggiatori (Charles Hoffman, Leo Townsend e William Bowers) hanno l’immane colpa non solo di aver romanzato la vita del grande musicista, rendendola strumento per temi risaputi (gavetta, successo, amore) che facciano presa su di un pubblico di bocca buona, ma di averla anche resa più superficiale che leggera, dove i pochi drammi sono presentati all’acqua di rose. Aveva più senso virare tutto in un musical d’intrattenimento, dove la ragione d’essere erano le sole note musicali (sono lontane a venire le biografie del genere anche tragiche, surreali ed allegoriche di un Bob Fosse o Ken Russell). Ancor peggio, pur cercando la commedia consolatoria dove la bontà trionfa, non ci sono neanche battute, dialoghi o riflessioni degne di nota. La colpa di Curtiz, invece, è quella di sprecare le canzoni (bellissime) e i numeri musicali (non è proprio il suo genere, vedere il precedente Ribalta di Gloria, storia del compositore di rivista George M. Cohan): sono piatte le coreografie (di Leroy Prinz), le scenografie e la messinscena. La versione italiana dà il colpo di grazia, uno scempio raccapricciante: versi che recitano “Tu sei una cotoletta col ragù” o “Io trinco per tutto un dì” (cantata con pathos da una donna) e “Vederti mi sguazza così”. Mary Martin (nel ruolo di se stessa) che rifà “My heart belongs to daddy”, doppiata, è semplicemente ridicola. Il personaggio più simpatico è quello di Monty Wooley (il professore di Yale). In tiepido technicolor.