TRAMA
Quattro coppie di quarantenni i cui destini si intrecciano sullo sfondo di una Roma amara e disincantata di inizio millennio.
RECENSIONI
Vedere un film come questo in un Festival, soprattutto se di alta qualità quale è stato quello veneziano di quest'anno, fa venire voglia di essere ancora più spietati di quanto generalmente non si sia: quando il più sfigato debuttante asiatico dimostra una folgorante padronanza tecnica del mezzo, quando il più medio dei film francesi ostenta una scrittura quanto meno curata, quando il più palloso e stravisto dei film scandinavi mostra una decente idea di messinscena (o semplicemente un'idea qualsiasi), fare il confronto con questo tipo di prodotti diventa inevitabile e inevitabili diventano le conclusioni: perché andare al cinema a vedere un film come questo se in televisione ci sono novele fatte molto meglio (Un posto al sole, tanto per citare la più famosa)? La presunzione dell'autore (che, peraltro, ha al suo attivo almeno due film passabili) di raccontare in un'opera corale la realtà della crisi di coppia (e non solo) attraverso una serie di figure archetipe, le più banali vi vengano in mente (il pazzo, il marito infedele, il fobico, l'arrabbiato, il malato terminale - sembra l'inizio di una barzelletta -) passa attraverso i dialoghi più insignificanti sia stato dato ascoltare al sottoscritto da mesi e una regia sotto il livello di guardia. Qualcuno al Lido ha definito Non prendere impegni stasera lo scary movie del cinema italiano; continuo a trovare geniale questa definizione perché mi pare fotografare perfettamente l'opera quale è: un assemblaggio di situazioni tipiche, già viste in altre mediocri produzioni italiane (soprattutto televisive), in involontaria chiave parodica. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
