Drammatico, Recensione

NON ODIARE

NazioneItalia
Anno Produzione2020
Durata96'
Montaggio
Scenografia

TRAMA

In una città del nord-est vive Simone Segre, affermato chirurgo di origine ebraica. Un giorno si trova a soccorrere un uomo vittima di un pirata della strada, ma quando scopre sul suo petto un tatuaggio nazista, lo abbandona al suo destino.

RECENSIONI

Non odiare titola l'esordio nel lungo di Mauro Mancini. Un'esortazione, un comandamento che ammoderni la lista veterotestamentaria e l'aggiorni al tempo presente del pregiudizio razziale e dell'eterno ritorno dell'odio xenofobo. Una lezione, diremmo, che il regista impartisce tanto agli spettatori quanto ai suoi personaggi, facendo di questi ultimi gli attori nella studiata messa in scena di una rovello etico, di un dilemma morale: quello che mette alla prova un chirurgo figlio d'un sopravvissuto all'Olocausto rifiutatosi di prestare soccorso a un neonazista vittima di un incidente stradale, e un ragazzino, figlio dell'uomo deceduto, che fa della superiorità una questione di razza, di sangue, salvo trovarsi poi nelle vene il sangue di quello stesso chirurgo nel corso di una trasfusione d'emergenza che gli salva la vita. Mancini sgancia la bomba e poi sta a guardare, preferendo all'affresco sociale un'indagine di carattere eminentemente esistenziale: anziché smarrirsi nelle fila compatte della perduta gioventù neonazista, si tiene a debita distanza (di sicurezza?) costruendo una grammatica di silenzi e omissioni, vuoti a perdere più che a rendere, che lascia ai protagonisti - non a caso ripresi sovente dall'alto - lo spazio di un'interazione programmaticamente destinata a metterne in crisi convinzioni e certezze. Programmaticamente, appunto. Perché nella ponderata costruzione del dramma, nel simbolismo smaccato di un prologo che vede Simone, bambino, educato dal padre alla necessità del male attraverso l'imposizione di una scelta crudele si percepisce l'artificiosa sterilità di un esperimento - ipotesi verifica legge - che rischia di trasformare i sentimenti in tesi, e i personaggi in reagenti.