TRAMA
L’ipocondriaco George, per un equivoco, è convinto di avere poche settimane di vita. La sua prima preoccupazione è trovare un nuovo compagno per la moglie.
RECENSIONI
Julius Epstein adatta una pièce teatrale di Norman Barasch e Carroll Moore; Norman Jewison compone un’altra delle sue commedie “per famiglie” prima che, con Cincinnati Kid, il suo percorso artistico lo trasportasse su registri diversi e meno disimpegnati: è il ritratto di una coppia americana media stile anni cinquanta (ma siamo nel 1964), con tutto il bagaglio di cliché psicologici, moralistici e sul modus vivendi che si porta dietro. Un “totale” sullo stereotipo statistico che comprende la classica mogliettina dolce e casalinga (l’immancabile, abbonata al ruolo Doris Day, con il regista anche nel precedente Quel Certo non So Che), il buon vicino, il fidato medico e così via. Ma c’è una vena descrittiva sotterranea che, invece che aderire pedissequamente al modello, magari per compiacere il pubblico cui si rivolge, insinua il sospetto che lo dipinga per irriderlo. Soprattutto, quel che vale è la deliziosa idea di partenza, un equivoco “mortale” ai danni di un personaggio ipocondriaco, che permette trovate divertenti di sicuro effetto. Verso il finale la drammaturgia si aggroviglia un poco, ma compone comunque un amabile scacciapensieri, forse il migliore del duo Rock Hudson/Doris Day, attorniati da ottimi interpreti, fra cui il grande, davvero poco sfruttato al cinema, Tony Randall (darà gran prova di sé, accanto a Jack Klugman, nel serial Tv “La strana coppia”).