TRAMA
Natalie non sopporta le commedie romantiche, a suo giudizio prevedibili e finte. Dopo un colpo alla testa, però si trova suo malgrado proprio all’interno di una rom com.
RECENSIONI
Questa parodia dichiarata delle commedie romantiche americane inizia con la più celebre di tutte, Pretty woman, perfetto esemplare del genere sentimentale, iconico come forse nessun altro dopo, a partire dalla sua protagonista, futura fidanzata d’America ed interprete di altre pietre miliari del genere come Il matrimonio del mio migliore amico e Notting Hill.
In questa prima scena una bambina sognante sospira davanti alla televisione, finché il fatale imprinting cui sembrano destinate tante future donne viene stroncato da una madre che più disincantata non si può - la negazione stessa di quel sogno, in buona parte inverosimile, che è alla base della narrazione romantica. La mamma spoetizzante, con le sue stoccate “Qualcuno ti sposerà per il visto se sei fortunata” e “Per quelle come noi non esiste e vissero felici e contenti”, introduce brutalmente quel cinismo che contrassegna la nostra antieroina in tutta la sezione introduttiva della pellicola, fino al salto nell’universo parallelo.
La ragazza che ritroviamo adulta è quanto di più pragmatico e disilluso si possa immaginare. La sua quotidianità sembra confermare in ogni dettaglio il presagio materno. Nemmeno il cane la bacia, è l’ultima ad essere considerata nelle code, se le rivolgono la parola è perché la scambiano per una commessa. In un mondo dominato dai canoni della bellezza, Natalie non può far altro che soccombere e non aspirare a sogni romantici. E se arriva il bellone ricco di turno, può solo chiederle di portargli un caffè senza rivolgerle un secondo sguardo. La protagonista elenca tutti i trucchi da film per sole donne, inganni a cui lucidamente non dà credito e per questo stigmatizza l’ingenuità della sua collega.
Poi però Natalie sbatte violentemente la testa e al risveglio tutto si è trasformato (è inevitabile pensare al recente Come ti divento bella, stesso trauma casuale, stessa protagonista fuori dai canoni estetici dominanti, stessa mancanza di fiducia in se stessa fino al ribaltamento della situazione). La prigionia, suo malgrado, di Natalie in un universo rom com, offre l’occasione di sfoderare una satira contro tutti i vizi propri del genere.
Col sottofondo invadente dell’immancabile pop contemporaneo e orecchiabile, sfilano i cliché: i vestiti infiniti e glamour - incoerenti con lo status socio-economico -, l’amico del cuore gay sopra le righe (che non lavora mai), la rivalità tra donne, la conquista di un uomo tanto fuori portata quanto ammaliato. Non manca la scena in cui la ragazza prova i vestiti (e più volte appare vestita come Julia Roberts), né quella in cui incomprensibilmente si inizia tutti a ballare con coreografia studiata. Si ridacchia qua e là: nell’universo rosa non sono ammesse parolacce ed il sesso è solo un patinato prima e dopo. Si mostrano belle case, belle auto, inciampi e sbadataggine, fiori ovunque e, ci viene assicurato, domina il profumo al posto dei cattivi odori urbani.
Dopo di che, basta. Più o meno. La parodia non tiene la durata del film, che dà praticamente tutto nella prima metà. La storia d’amore del collega/pretendente con la bellissima di passaggio, ad esempio, mal si inserisce nella logica generale.
Si prova a dire ancora qualcosa: anche le ragazze stupende vengono lasciate dai fidanzati e piangono, gli uomini della vita solitamente non sono biondi modelli di enorme successo e sarebbe bene accorgersi di loro anziché “friendzonarli” (come annunciato in una delle prime scene), il punto di partenza per star bene è amare se stessi.
Tutto un po’ didascalico, soprattutto quando si ribadisce che la chiave è l’autostima, non il fascino, con una scena plateale che culmina in “Io mi amo. Lui non mi completa, io mi completo”. Che sia un rigurgito femminista o una buona norma di vita, risolta poco ironico nel contesto di un film di questo tipo.
Appena si esce dalla parodia, dunque, già modesta, si zoppica. Il fatto che l’’eroina/antieroina non provi mai sentimenti forti - è infastidita ma non soffre, non ama - rappresenta un limite rilevante laddove la satira non riesce da sola a reggere un intero film.
Tirando le somme, risultano più divertenti ed agili i film di cui si vuol fare parodia, almeno i migliori.