TRAMA
Uno scorbutico milionario e un pacifico padre di famiglia si ritrovano nella stessa stanza d’ospedale con pochi mesi di vita a causa del cancro: redigono “La lista del capolinea”, le cose da fare prima di morire.
RECENSIONI
Jack Nicholson e Morgan Freeman, due dei migliori attori viventi, donano la vita prima di morire: la morte é quella cerebrale degli autori, perché se Justin Zackham si vanta di aver scritto la sceneggiatura in sole due settimane (gli schematismi e L’Ultima Vacanza lo palesano: ma il finale sull’Himalaya riserva una bella sorpresa), Rob Reiner deve aver girato il film in due giorni a giudicare dai madornali errori di montaggio (nei controcampi di dialogo, per ben due volte, gli occhiali scompaiono dal viso). Ma questo commovente viaggio verso la morte è pilotato dai due mostri di bravura in sintonia perfetta (una menzione speciale anche per Sean Hayes, l’assistente): che importa se si è di fronte alla solita commedia edificante (“Hai trovato e portato gioia nella tua vita?”) con “Canto di Natale” e Frank Capra, con Jack-Scrooge che, A Proposito di Schmidt cerca Qualcosa (che) è Cambiato? Jack Nicholson irresistibile incazzato, sbruffone, sarcastico; Morgan Freeman che trasmette sicurezza, fiducia, calma: potrebbero interpretare se stessi, sono i personaggi cinematografici con cui li identifichiamo da sempre, si crea un transfert interprete/ruolo che colpisce al cuore, a lasciarci per sempre non sono solo i personaggi. Lo schema vuole dolore (chiuso in una stanza d’ospedale), inno alla vita (trascinante l’adrenalina che sprigionano quando si buttano con il paracadute o fanno gli autoscontri), dolore (dopo un giro del mondo “a cartolina” che gira un po’ a vuoto), facendo leva su una commedia degli opposti caratteri (ricco/povero, bianco/nero, fedifrago/monogamo, ateo/di fede, egoista/altruista, capitalista/colto, intraprendente/immobile, solitario/amato) che vive anche di paralleli (entrambe devono “sistemare” degli affetti perduti): resta stampato il sorriso in faccia nonostante la tragicità della situazione (dei personaggi e delle tattiche ricattatorie). La sequenza in cui, nel finale, i due ridono alle lacrime per la gag del caffè, è paradossalmente commovente e questa è la vera, grande magia del film.