Drammatico

NOIR OCEAN

Titolo OriginaleNoir Océan
NazioneBelgio/ Germania/ Francia
Anno Produzione2010
Sceneggiatura
Fotografia

TRAMA

1970. Tre ragazzi a bordo di una nave della marina francese a largo di Tahiti: una solitudine e uno sconforto impossibili da condividere quando si ha appena diciotto anni e (si scoprirà perché) un peso insopportabile da portare.

RECENSIONI


Quasi integralmente ambientato nell’universo chiuso di una nave, Noir Océan costruisce lentamente il suo senso ultimo: inizialmente sembra una semplice osservazione dei rapporti tra gli uomini a bordo, imprigionati nella routine della navigazione, inchiodati a una quotidianità fatta di discussioni banali, baruffe, noia; viene mostrato dunque il confronto reciproco tra i commilitoni, il loro modo di rapportarsi all’autorità o alla disciplina, a delinearne i vari caratteri e quelli dei tre protagonisti in particolare: di qui lo sviluppo della relazione amicale, le fughe nell’infanzia (il cane Giovanni), le confidenze, le bravate, gli scoppi di aggressività. Il tutto mostrato attraverso un registro visivo geometrico e molto sobrio, quasi asettico, che alimenta la sensazione di attesa: una volta, infatti, che si comprende la ragione per la quale questi ragazzi si trovano in mare e la missione che devono svolgere, tutto quanto abbiamo visto assume una luce particolare, risultando il sondaggio sui caratteri dei vari personaggi un preludio all’impatto che la verità avrà sulle loro diverse coscienze. Anche il prologo (il bimbo che attraversa un fiume) verrà a ricollocarsi e andrà a definire ulteriormente una delle figure centrali, l’inquieto Moriaty.


Dal 1960 al 1996 la Francia ha effettuato centinaia di esperimenti nucleari e per tali missioni non di rado venivano reclutati militari di leva, quindi non volontari. A questi ragazzi molto spesso tali missioni venivano presentate come occasioni storiche, possibilità uniche, quasi come una sorta di accessi privilegiati a uno spettacolo (l’esplosione nucleare) di cui venivano taciuti i rischi e gli incalcolabili danni per l’ambiente e le popolazioni circostanti. Il film, tratto da tre novelle di sapore autobiografico di Hubert Mingarelli, fa luce su una questione a lunga taciuta in Francia e sulla quale solo da pochissimo tempo è stato possibile squarciare il velo.
La regista, riducendo al massimo la drammatizzazione, rimane attaccata alle intimità e agli umori dei protagonisti, in bilico tra l’incoscienza delle pedine e lo spiccato senso di realtà che apre squarci interiori, e nell’ultima lunga parte (i militari vengono lasciati in libera uscita su una paradisiaca spiaggia tropicale) mette in perfetta luce il conflitto interiore ed esteriore che divampa in modo differente nelle loro anime.
Film che sonda il fragile momento dell’addio all’adolescenza, in cui la propria infanzia appare illusoriamente come un rifugio laddove invece la vita già comincia a chiedere il saldo di alcuni conti, Noir Océan è un film delicato che ha il merito di tracciare delle storie senza trarre conclusioni e senza imbeccare lo spettatore, componendo un ordito di pieni e vuoti (chi siano questi ragazzi, da dove vengano, che vissuto abbiano alle spalle è dato solo intuirlo; anche la tenerezza che li lega ha un sottotesto sensuale che non viene esplicitato e che rimane incerto) e che se a tratti risulta poco incisivo, riscatta le sue incertezze con l’ottima realizzazione e le interpretazioni di tre giovani attori (Adrien Jolivet, il ribelle Moriaty, è già una certezza) decisamente convincenti.