TRAMA
Alberto, scrittore, compie un lungo viaggio in macchina con un giovane giornalista: si sta recando in Svezia per ricevere il premio Nobel.
RECENSIONI
Una vita dedicata all'arte della scrittura viene messa a nudo in un bilancio che, come ne IL POSTO DELLE FRAGOLE, si svolge durante un viaggio in auto. Come nel film di Bergman, il tramite è il dialogo con un rappresentante di un'altra generazione, discorso serrato che rivela un'esistenza poco concessiva nei confronti degli slanci e dei sentimenti, consacrata a un ideale alto che col tempo tende a dissiparsi, sostituito da un ricordo che brucia, da un rimpianto desolante. Carpi, con il suo consueto intrico fitto di parole, citazioni, intellettualismi a volte farraginosi, narra le vicende del vecchio scrittore che va a ritirare il Nobel con una compassatezza che è la forza e il punto critico del suo cinema, tra dialoghi funestati da battute telefonate o felicemente punteggiati da spunti divertiti e malinconici, sicuramente più originali. Certo le dinamiche sulle quali si impernia il confronto tra l'anziano scrittore e il giovane giornalista sono a dir poco usurate e appannate dal manierismo ma il regista riesce più di una volta, con gradevoli cambi di tono e in forza di una riflessione di fondo, che pur nella artificiosità di molte situazioni, non stempera la sua carica autentica, a essere asciutto ed efficace, non di rado sottilmente amaro. In questo lungo viaggio che è anche scavo impietoso nel proprio passato (che si manifesta nelle fattezze di una donna abbandonata, una monologante Giovanna Mezzogiorno), in cui non manca neanche il metariferimento al cinema che muore (o che è già morto) e che celebra imperterrito il suo funerale proiezionistico, di fronte all'impietoso tirare le somme, il vecchio Alberto guarda al premio che sta per ricevere come a una sorta di beffardo tributo alla suo lato sontuosamente ma vuotamente artistico, non meritando quello umano che un misero IGnobel.
