Drammatico, Recensione

NIGHTGUARDS

Titolo OriginaleCuvari noci
NazioneBosnia Erzegovina
Anno Produzione2008
Durata87'

TRAMA

A Sarajevo, in un grande negozio di mobili, due guardiani notturni si alternano nel controllo dei vari reparti e trascorrono la notte tra chiacchiere e nuove consapevolezze.

RECENSIONI

Aspettando l’alba

Dalla Bosnia Erzegovina un film in cui aleggia il peso della guerra pur essendo ambientato nella contemporaneità. Nella Sarajevo odierna, infatti, si sfiorano, e a volte si incontrano, le esistenze tendenti al grigio di tre personaggi: un veterano di guerra che urla dal terrazzo di casa la sua rabbia e due guardiani notturni di un grande emporio di mobili. È proprio sul confronto tra questi ultimi che si basa l'opera prima di Namik Kabil, due caratteri agli antipodi (l'uno espansivo, l'altro estroverso) estremizzati anche dalle contrapposte fisicità (tanto uno pare in salute quanto l'altro cagionevole). I due sono però accomunati, oltre che dalla stessa professione, anche da un senso di inadeguatezza, ma soprattutto di insoddisfazione e di incertezza verso il futuro, che per uno si concretizza nella costante sensazione di essere ammalato e per l'altro nell'ossessione per la forma fisica (assai lontana) e nella ricerca dell'autostima attraverso un corso registrato. Sono probabilmente le ferite lasciate aperte dalla guerra, con una quotidianità in cui il senso di precarietà è ancora forte e il raggiungimento di un punto di equilibrio in grado di rassicurare più che altro un'utopia. L'idea di una trasversalità che possa mostrare la guerra attraverso i suoi fantasmi è forte e interessante, ma Kabil non riesce a rendere incisiva la sua visione. Si perde infatti in alcuni cliché, o pseudo tali, d'autore: piani sequenza inconcludenti, silenzi che restano vuoti, dialoghi in cui le banalità dovrebbero sottintendere traumi ancora brucianti. Peccato che ben poco di ciò che accade o, più metaforicamente, non accade, sia in grado di oltrepassare lo schermo e di aprirsi un varco nello spettatore. Kabil non riesce nemmeno a sfruttare l'oggettivo fascino di un grande spazio immerso nell'inquietante oblio della notte, puntando molto, probabilmente troppo, su un'idea, con relativo messaggio, piuttosto che sulla sua rappresentazione.