Sentimentale

NELLY E MR. ARNAUD

Titolo OriginaleNelly & Monsieur Arnaud
NazioneFrancia
Anno Produzione1996
Durata95'

TRAMA

La giovane Nelly accetta di lavorare come dattilografa per Arnaud, giudice e uomo d’affari in pensione, intenzionato a scrivere un libro di memorie.

RECENSIONI

L’incontro di due esseri diffidenti e infelici, soli(tari) in modo speculare (le difficoltà di coppia, i tormenti professionali presenti o passati, i tetri non-rapporti con i parenti), produce non una nuova coppia ma un cambiamento impercettibile e indefinibile nelle due unità, preparando entrambe a una svolta conclusiva (forse) determinante. Ricordi e menzogne s’intrecciano a diversi livelli (la stesura del romanzo di Arnaud, le bugie di Nelly al marito e all’ex giudice, il tradimento recidivo del consorte di Jacqueline, il quadro di De La Tour scelto per illustrare un articolo) in una narrazione che pedina processi (fisici ed emotivi) in cui l’acquisizione (lo sviluppo progressivo) e la perdita (l’inesorabile venir meno) appaiono inseparabili: il romanzo viene portato a termine mentre si svuota la biblioteca, la separazione degli anziani coniugi sembra ricomposta proprio quando Nelly divorzia (a malincuore?) dal marito, le relazioni della giovane donna (l’editore, un ex) (e)seguono geometriche evoluzioni(/involuzioni) intorno al nodo lieve e doloroso, di platonica crudeltà, che (col)lega i protagonisti. La felpata mdp (assecondata alla perfezione dai dialoghi sorridenti e magnetici del regista e di Jacques Fieschi) s’insinua pudica nei luminosi interni soffocati di specchi, esplorando corpi e voci, svelando con un movimento di sublime delicatezza l’effimero segreto dell’animo umano, colpito da azzardi e incongruenze di ogni tipo, salvato da una nota d’ir/razionale speranza che risplende come un paio di colpevoli orecchini nel grigiore di una giornata d’autunno. Delizioso, come i suoi interpreti principali.

Un altro Cuore in Inverno, ma senza musica che allevi il vuoto dei protagonisti (Claude Sautet assume come poetica l’emozione contenuta di chi descrive), con approcci amorosi più cerebrali/platonici che passionali, destinati a perdere l'attimo fuggente lasciando nel cuore un profondo senso di malinconia. Il desiderio e la paura dell'amore non si fidanzano, divorziano, non sanno cosa vogliono (esemplare il personaggio della Beart: nella menzogna, anticipa in realtà un’azione futura): l’autore raffigura questa umanità con esemplare raffinatezza, abbandonandola nel disincanto e senza false speranze. Il personaggio di un grande Michel Serrault, tenerissimo nei suoi lievi scatti di gelosia, intesse la tela per la sua preda con modi galanti (le dona denaro, le trova lavoro in casa sua…) e, attraverso un manoscritto autobiografico, le parla di sé, è indirettamente efficace (vedere gli occhi languidi di Emmanuelle Beart nel finale, fino allora freddi, superiori, indagatori) ma dolorosamente trattenuto. Allo stesso modo il cinema di Sautet (senza movimenti di macchina, solo montaggio) ha uno sguardo distaccato che trasmette calore attraverso gli attimi, le pause, gli sguardi "rubati" all'anima che si cela dietro una corazza: in una poetica dei sentimenti dove la parola stordisce ma è l’introspezione a svelare la verità, il suo approccio interlocutorio è intenso ed espansivo nel momento in cui non trova sfogo nei gesti, se non con una mano che accarezza il cuore dell'amata (nuda, nel letto, pronta…) a distanza di un millimetro. Soavemente frustrante. Il rapporto che s’instaura fra i due protagonisti ricorda da vicino quello fra Il Commissario Pelissier e la prostituta interpretata da Romy Schneider.