TRAMA
La storia degli inquieti diciassette anni di Guido, che soffre fin dalla prima infanzia di neurodermatite.
RECENSIONI
Una gioventù inquieta (leit motiv in questo Festival) nella provincia tedesca, quella di Guido che, per la sua malattia, vive disagio e emarginazione. L’attenzione iniziale per le modalità in cui si manifesta la sua malattia si sposta gradualmente sulle sue possibili cause, essendo alla fine chiaro che gli sfoghi epidermici del ragazzo non sono altro che il sintomo di un malore che è quello, primario, del suo nucleo familiare (la decodifica: la casa dove si consumano gli incontri clandestini tra suo padre e l’amante, la madre del suo migliore amico, sono quelli in cui il ragazzo vive le sue crisi più violente). La possibile guarigione si manifesta fuori dalle mura domestiche, dunque - quando il ragazzo decide di mettere (dis)ordine nella sua vita -, nella trasgressione e nella scelta di vivere libero, fuori dalle dinamiche consolidate di un’ipocrisia oramai palese.
Un po’ vansantiano (Elephant a palla, per vari motivi) il film, se sostanzialmente non aggiunge grosse novità all’estenuato tema centrale, va però apprezzato per il modo problematico in cui il nodo del disagio viene affrontato: non si propongono soluzioni, non si cede a sviluppi dimostrativi, non ci sono intenti pedagogici, né tanto meno giudizi morali(stici). Peccato per l’eccessiva dilatazione dei tempi e per alcune cadute di tono che appannano il concetto e ne compromettono la resa finale.
