TRAMA
Un’ebrea devota vive con la sua famiglia nel cimitero ebraico sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme. Durante il giorno, quando suo marito e i figli sono a scuola, lei resta da sola. Fa passeggiate nel cimitero cercando di sottrarsi agli interminabili lavori domestici. Di sera tenta di avvicinarsi al marito. Tra i due c’è una grande distanza. Una sera, per la frustrazione, esce di casa come una furia e si aggira nel cimitero. Allora assiste a una scena sconvolgente: un uomo e una donna stanno facendo sesso su una lastra tombale.
RECENSIONI
Nella mente di una donna (senza nome): essa di giorno si occupa della famiglia per inerzia, in una routine asettica segnata dal marito assente e dalla sessualità assopita, di notte osserva in disparte i rapporti sessuali all'interno del cimitero. Lei e il suo corpo, ormai segnato e in sovrappeso, subiscono il risveglio sensuale attraverso la pulsione scopica per la prostituzione che contrasta con la rigida religiosità: così, per sostanziare questo voyeurismo, la donna 'equipara' le due fasi (giorno/notte) iniziando a cucinare per gli avventori del cimitero, offrendo anche a loro il frutto primario del suo ruolo domestico, il cibo. In lei convivono più istanze: da una parte la volontà di riconciliarsi col marito, i tentativi di riavvicinamento sempre frustrati, dall'altra il richiamo dell'eros scoperto e senza regole da cui è fortemente attratta. In casa non ha identità, il suo nome (vero?), Tzivia, lo rivela solo a una prostituta sbronza. L'esordiente regista israeliana Yaelle Kayam manovra i codici di genere, come il luogo lunare e vampiresco del cimitero, sviluppando un discorso figurativo che esce dalle coordinate realiste (Gerusalemme oggi, il Monte degli Ulivi), basato su una semplice dicotomia ma sostenuto da un'ambiguità di difficile lettura: cosa vuole davvero la donna? Qual è il motivo delle sue azioni? Ogni risposta, a ben vedere, non è definitiva e resta nel campo delle ipotesi: il gesto estremo finale può segnare una svolta oppure, al contrario, decretare la presa d'atto di una condizione che è già tragedia. Solido e asciutto, di chiaro simbolismo, interpretato dall'ottima Shani Klein sempre in scena, una sorpresa della sezione Orizzonti.
