TRAMA
Susan Murphy viene colpita da un meteorite il giorno del suo matrimonio e si trasforma in un gigante alto quindici metri. Intanto la Terra viene attaccata da un esercito alieno. Per affrontare gli invasori il governo americano ricorre a un gruppo di mostri, nascosti dai militari nel corso degli anni, tra cui anche Susan, ormai ribatezzata Ginormica.
RECENSIONI
Mostri contro alieni è il primo lungometraggio pensato direttamente per il 3D. In passato i film venivano realizzati in modo tradizionale e poi solo successivamente adattati alla logica tridimensionale. Con la nuova opera dei veterani Rob Letterman (Shark Tale) e Conrad Venron (Shrek 2), invece, il destinatario primario è lo spettatore dotato di appositi occhialini in una sala attrezzata per la visione stereoscopica. Jeffrey Katzenberg, al vertice della Dreamworks Animation, insieme ad altri leader dell'industria cinematografica (tra cui Steven Spielberg, Peter Jackson, John Lasseter, James Cameron) sta cercando di spostare il cinema verso la tridimensione. C'è chi dice per combattere la pirateria, chi per ridare alla sala un ruolo dominante nella filiera cinematografica, chi per smuovere un mercato altrimenti stagnante. Sta di fatto che sempre più film, da oggi ai prossimi tre o quattro anni (per il prosieguo meglio attendere i primi riscontri), saranno scritti, pensati e realizzati per la visione in 3D. Il rischio, confermato da Mostri contro alieni, è un effetto Luna Park dapprima effervescente e poi via via anestetizzante. Sembra retorico o scontato, ma una buona storia funziona indipendentemente dalla tecnica utilizzata. Non a caso la Pixar Animation, fin dagli esordi e centrando poi il più delle volte il risultato, ha sempre curato in modo particolare proprio il lavoro di scrittura. L'approccio Dreamworks si è invece per lo più distinto per l'irruenza dell'impatto: grandi star a dare la voce ai personaggi di sintesi, ritmo indiavolato, gag a ripetizione, moderata irriverenza e citazioni a getto continuo. Non che la ricetta non abbia funzionato, i primi due Shrek hanno segnato una svolta nel campo dell'animazione, ma forse l'esasperazione di questo modello, e il suo scolastico ripetersi, stanno cominciando a stancare. Succede anche in Mostri contro alieni, che dopo una prima parte in brillante equilibrio tra azione e simpatia si arena senza riuscire più a risollevarsi. Motivi di interesse ce ne sono: una piacevole e ironica rivisitazione dei b-movie fantascientifico-orrorifici degli anni Cinquanta e Sessanta, la grafica conseguentemente retrò, la sempre più netta inversione dei ruoli sessuali con una sottesa ode all'eterno femminino (ma suona più confacente girl power), caratteri essenziali ma azzeccati e, ovviamente, una tecnica prodigiosa in grado di valorizzare la profondità di campo come mai prima d'ora (la lunga sequenza ambientata a San Francisco è visivamente stupefacente). Peccato per la netta separazione tra la conclusione della prima battaglia e la seconda, lunga, parte, con l'insipido ritorno a casa dei mostri (mal giocato a livello di plausibilità e verve) e uno scontro finale con le forze aliene in cui la noia è dietro l'angolo a causa di un cattivo che non lascia traccia (palesemente debitore dei marziani burtoniani) e della meccanica prevedibilità degli esiti (a vincere finisce ancora una volta per essere chi picchia più forte). L'attacco di Katzenberg alle sale del pianeta risulta quindi solo parzialmente riuscito, a dimostrazione di come la tecnica sia essenziale ma non sufficiente per conquistare l'immaginario collettivo. Del resto, un racconto che funziona stimola interrogativi e curiosità, si vuole vedere e rivedere, si insinua in profondità ritagliandosi un posto di primordine tra i ricordi, mentre prima o poi, inevitabilmente, dalle Montagne Russe si vuole scendere...

La DreamWorks cresce: rispetto alla Pixar, più “autorale” nei soggetti e più raffinata nella messinscena/storyboard, ha scelto la carta del divertimento puro che l’ha resa vincente con Shrek (Conrad Vernon ha co-diretto Shrek 2). Quest’opera è postmoderna, totalmente citazionista (una mania del regista Rob Letterman, vedi il suo Shark Tale): tutti i mostri protagonisti, simpaticissimi, richiamano un fantahorror anni cinquanta, da Il Mostro della Laguna Nera (Anello) ad Attack of the 50 ft Woman (Genomica), da Blob (B.o.b. la spassosa gelatina ingenua; il documento filmato in bianco e nero, invece, la ritrae come pomodoro geneticamente modificato alla Attack of the Killer Tomatoes), a L’Esperimento del Dr. K (ovvero La Mosca: lo scarafaggio, con i baffetti di Vincent Price!) e Mothra di Inoshiro Honda (il buffo insettosauro). Per tutta la parte grottesca, incentrata sull’inetto presidente e il suo consiglio di guerra, si pesca a piene mani da Il Dottor Stranamore e Mars Attacks! (da quest’ultimo provengono anche l’alieno-piovra con testone e le sue minacce sadiche alla Terra): molto divertente la gag del presidente che tenta di comunicare con l’alieno rifacendo le note musicali di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, per poi passare all’elettronica di Beverly Hills Cop. Morale (il diverso solidale con i simili) e percorso del racconto sono risaputi, ma conta la comicità in sé, quel pizzico di follia che gli sceneggiatori sono riusciti ad iniettare nel disegno amabile/terribile dei personaggi. L’opera può anche vantare di essere il primo lungo d’animazione entrato in cantiere con in mente il 3D (e si vede, soprattutto per la profondità di campo iniziale e l’effetto che proietta in un universo di “giocattoli tattili”). Chissà perché, invece, il tratto degli umani è ormai trasversale alle case di produzione, richiama sempre lo standard portato in auge da Gli Incredibili.
