TRAMA
Una scuola è sconvolta dal suicidio di una professoressa. Per fortuna si presenta un aspirante supplente…
RECENSIONI
Un film sul dolore derivato da una perdita improvvisa, inspiegabile, percepita come ingiusta e contraria alle regole del dialogo, della condivisione, del rispetto reciproco che dovrebbero caratterizzare il mondo della scuola, microcosmo che il regista ritrae come un immacolato reclusorio: alunni e professori appaiono immobilizzati da porte, finestre e banchi che si stagliano a comporre opprimenti geometrie alla Mondrian, mentre il confronto 'adulto' e 'costruttivo' all'interno del corpo docente e fra genitori e insegnanti cela (neppure tanto) derive violente e (auto)distruttive, all'insegna dell'ottusità e della chiusura reciproca. Quella che emerge dall'opera di Falardeau (candidata agli Oscar come miglior film straniero) è una visione disillusa, capace di aprirsi a un cauto ottimismo che però non dimentica la necessità di osservare in maniera lucida e distaccata, e non per questo meno empatica, le dinamiche (individuali e di gruppo) di elaborazione del lutto, che permangono per la maggior parte del tempo sottotraccia ed emergono improvvise, esplodendo con la violenza dei conflitti irrisolti perché irresolubili. Lo stesso Lazhar, apparentemente così quieto, sperimenta la vedovanza, lo sradicamento, l'incertezza di una condizione anomala e sospesa, cui viene negata di fatto l'aiuto e più ancora la comprensione che le istituzioni garantiscono a parole. Sullo sfondo di una Montréal gelida, sotto cumuli di neve come tra gli alberi in fiore, il superamento del suicidio di Martine, angelo della morte che veglia, rassicurante e minaccioso, sulle vite dei sopravvissuti, è affrontato senza forzature e con minime concessioni al patetismo immediato (la solitudine di Alice): le figure degli alunni sono sbozzate con tratti rapidi e asciutti e si affrancano senza problemi dai luoghi comuni di prammatica, e altrettanto avviene per il mondo degli adulti, fatta salva la pleonastica, e fortunatamente non invasiva, amicizia tra Lazhar e la collega Claire. Évelyne de la Chenelière, autrice della pièce da cui è tratta la sceneggiatura, interpreta la madre di Alice.
