TRAMA
I Signori Grigi rubano il tempo agli uomini: una bambina molto speciale li sconfiggerà.
RECENSIONI
Il terzo lungometraggio di Enzo d’Alò conferma l’interesse del regista per temi tutt’altro che puerili (a sottrarre il tempo, unica risorsa vitale, sono affaristi indefiniti, privi di storia o volto, ben inseriti nel panorama televisivo/consumistico) e per un linguaggio estraneo ai canoni disneyano-nipponici, capace di trovare nella reminiscenza pittorica la base ideale per le proprie architetture (le geometrie di orologi alla Dalí; l’inseguimento attraverso piani contraddittori che rimandano a Escher; i Signori Grigi, evasi da un quadro di Magritte; il rifugio della protagonista, scena neoclassica su cui sboccia il sogno dell’infanzia). Il tratto appuntito de LA FRECCIA AZZURRA si addolcisce senza perdere la nitidezza antinaturalistica (e in questo profondamente fiabesca) che è sua cifra peculiare, creando frammenti visionari in cui lo sfarzo visivo si tinge di disillusa amarezza (il barbiere che riorganizza la propria esistenza tagliando i “tempi morti”, la fasulla roulette russa dei Signori Grigi, l’avvilente ascesa del giovane storyteller) in una progressione horror appena mitigata dagli intermezzi (un po’ prolissi) nel regno di Mastro Hora. La risoluzione (im)positiva della tragedia a cartoni appanna ma non cancella il fascino dell’opera, servita da un valente cast vocale dominato da Giancarlo Giannini.
