TRAMA
Alison è appena stata promossa conduttrice di interviste in televisione ma una sera, ubriaca, va a letto con un ragazzo grasso e sfigato e resta incinta. Tenta di costruirsi una vita con lui.
RECENSIONI
Da produttore e sceneggiatore, Judd Apatow è stato incoronato nuovo re del demenziale, ma da regista (qui al secondo film) va in controtendenza: al di là di qualche sconcezza alla Farrelly, le sue sono commedie tenere, delicate ed etiche sul senso di responsabilità e della famiglia. Le fotostatiche finali delle “famiglie con bebè” del cast tecnico rivelano l’anima del film: un omaggio sentito al difficile periodo, per padri e madri, della gestazione e del parto, fra coppie scoppiate e ancora in rodaggio. Non c’è molto da ridere, infatti, in quest’opera che privilegia il sentimento, la simpatia dei personaggi, l’analisi puntuale delle situazioni-tipo: in questo, Apatow ricorda più Steve Martin che Ben Stiller. Come nel precedente 40 Anni Vergine, sempre con Seth Rogen (ma da comprimario: fu Apatow a farlo debuttare nella sua serie Tv “Freaks and geeks”), protagonista è un peter pan (buono, ingenuo, infantile) che imparerà a crescere nell’amore e nel senso di responsabilità, un nerd che rimorchia la bella solo perché ubriaca, circondato da amici triviali che sciorinano sempre i consigli sbagliati. Dell’esordio, mancano le numerose invenzioni e le risate: Apatow, trattando una materia molto autobiografica (ha raccontato, in pratica, la nascita della sua prima figlia: le due bimbe che vediamo nel film sono sue), ha sostato immancabilmente nella zona cuore.