MOB SISTER

Anno Produzione2005

TRAMA

L’unica possibilità di essere considerata e rispettata per una ragazza cinese è divenire ah sou, ovvero la moglie del bosso di un’organizzazione di stampo mafioso.

RECENSIONI

Inspiegabilmente piazzato in concorso (forse perché hongkonghese, direbbe lo spettatore comune), La sorella mafia non è una commedia, non è un action movie, non è un melodramma, non è un gangster movie, non è un thriller, ma è un film di genere. Scritto, si fa per dire, amalgamando in maniera maldestra tutti i cliché dei generi di cui sopra, è un esercizio di pessimo stile (e di cattivissimo gusto) che nemmeno i fanatici di bocca buona del patchwork postmoderno sarebbero disposti a difendere, risaputo nelle scelte stilistiche, replica pedestre e sciatta di soluzioni alla John Woo, Tsui Hark, Takeshi Kitano e compagnia (con immotivate inquadrature verticali da denuncia). I dialoghi sono da recita scolastica, così come le performance degli attori e lo sviluppo narrativo, mentre le poche scene di combattimento, nelle quali il regista dovrebbe dar sfoggio di tutta la sua arte come gli illustri connazionali, sono dirette con la mano sinistra (da amputare) e montate con i piedi. Quanto al finale tra angurie e carcasse umane e meccaniche, in cui tutti i personaggi scoprono di volersi un po’ di bene dopo essersi scannati per novanta minuti (e dopo, tra le altre cose, essere presumibilmente passati a miglior vita…), non siamo disposti a concedere al caro Ching-Po Wong il beneficio di un pietoso velo “dissimula orrori”: è uno schifo di ineguagliabile limpidezza e nitore.