Drammatico, Recensione

LA DONNA DELL’ACQUA

Titolo OriginaleMizu no onna
NazioneGiappone
Anno Produzione2002
Durata115'

TRAMA

Ryo, la “donna della pioggia” gestisce un bagno pubblico, in un viaggio sul monte Fuji incontra Yukino, piromane ed ossessionato dal fuoco cui affida un lavoro alle caldaie.

RECENSIONI

Ryo è la donna della pioggia per la strana relazione che il fenomeno atmosferico ha con lei: ogni evento determinante è bagnato da scrosci improvvisi o dolci, da acquerugiole e piovaschi etc etc. Incontrando un uomo del fuoco può sperare in un nuovo equilibrio? Quanto può essere striminzito il concetto mistico di unione con la natura, di contatto degli opposti, pure in un film dell'estremo oriente, quel tipo di prodotto che invariabilmente si trova distribuito anche da noi: inutile, prolisso facilmente "poetico". Il regista viene dalla televisione e dalla regia di molti spot pubblicitari, un certo talento visivo è da ammettere ma messo al servizio di un immaginario così ovvio da essere ridicolo.

Velleità d'Oriente

Il film di Hidenori Sugimori è il tipico prodotto da festival internazionale. La cura formale è ineccepibile, la regia evoca profondità incapaci di emergere dalle immagini, la narrazione vorrebbe suggerire ma confonde, la recitazione prevede una staticità dei personaggi che diventa immobilità espressiva. Il tema affrontato è tanto velleitario quanto irrisolto. Attraverso una donna, soprannominata "dell'acqua" perché una forte pioggia accompagna sempre i momenti più importanti della sua vita, e l'incontro con un uomo ossessionato dal "fuoco", si vorrebbe parlare dello stretto rapporto che lega i diversi elementi della natura. La comunicazione resta però prigioniera del ritmo lento e di una grevità che schiaccia i toni da favola con cui si è portati ad accostarsi al racconto. I lunghi silenzi sono poi spezzati da pochi dialoghi di una banalità sconcertante. Restano le immagini. Belle le tantissime varianti con cui l'acqua, vera protagonista del film, viene inseguita: mentre scende con violenza dal cielo, nelle abluzioni del bagno pubblico, quando abbraccia come un mantello i protagonisti, in morbida caduta dalle foglie, luminosa nell'oscurità della notte. Partecipare all'ennesimo delirio estetizzante di un autore richiede, però, una complicità che il film non è in grado di stabilire. Non resta quindi che rigirarsi sulla poltrona invocando una rapida conclusione.