Recensione, Western

MISSOURI

Titolo OriginaleThe Missouri Breaks
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1976
Genere
Durata126’

TRAMA

Il ladro di cavalli Tom Logan, oltre agli animali, “ruba” a David Braxton anche la bella figlia, con la quale ha una relazione. Braxton, allora, assume un cacciatore di taglie per eliminare lui e la sua banda.

RECENSIONI

Il western secondo Arthur Penn è, ancora una volta dopo Il Piccolo Grande Uomo, del tutto anticonvenzionale: s’affida alla performance di un sempre più “mistico” Marlon Brando, completamente dedito all’improvvisazione (quando dice al cavallo: “Hai le labbra di Salomè e gli occhi di Cleopatra”…) per pennellare un carattere delirante e sadico, più attaccato al simbolismo ritualistico che all’efficacia della propria azione, con i cambi di costume allegorici dell’indefinibilità (fino al travestimento femminile). La messinscena ha un che di surreale e affascina nel momento in cui sconfina in altre dimensioni, ambigue e crepuscolari, fra la seduzione ambientale (l’ottima fotografia di Michael Butler) e lo sconcerto emozionale. Penn lo girò per avere l’occasione di lavorare con due mostri sacri della recitazione, affidandosi alla poetica dell’istante, senza tesi ed estetica preconcette, più per denaro (è un progetto su commissione) che per passione: ma, oltre a ritrovare il proprio leitmotiv (la caccia), stravolge l’opera con un magnifico stilema di umori sottotono squarciati da improvvisi atti di violenza, con una drammaturgia ai limiti dello sperimentale per il suo andamento sussultorio e sfuggente. La sceneggiatura dal romanziere Thomas McGuane, con temi e figure già viste nel (suo) Scandalo al Ranch, è stata riscritta da Robert Towne (dando più spazio alla figura di Jack Nicholson, minore nello script originale) proprio per fare in modo che i due attori interagissero maggiormente. Un sonoro flop commerciale che costrinse Penn a ripiegare sulle regie teatrali.