MIND GAME

Anno Produzione2004

TRAMA

Nishi, un autore di manga, viene ucciso in uno scontro con la yakuza in un bar, ma riesce a ingannare la morte e, da una sorta di purgatorio, torna a rivivere la scena immediatamente precedente al decesso. Scopre così di poter controllare il proprio destino e realizzare la vera felicità.

RECENSIONI

Nel profondo del delirio

Non è facile cedere all'irrazionalità con cui il regista Yuasa Masaaki mette in scena il manga underground di Nishi Robin. Ci si trova inermi e frastornati davanti a un mondo coloratissimo in continuo divenire. Il problema è che il racconto pone premesse narrative molto solide e costruisce personaggi a cui ci si affeziona all'istante. Il prologo vede infatti la tranquillità di un bar di Osaka messa a dura prova da un regolamento di conti in cui un autore di manga innamorato viene ucciso. Giocare con il tempo è una ghiotta opportunità della fantasia e così la giovane vittima si trova parcheggiata in una sorta di Purgatorio dove ha modo di andare indietro nel tempo per modificare il disastroso corso degli eventi. Da questo momento in poi è la creatività sfrenata di Masaaki a dominare la scena. Cartoni animati, computer grafica, ritagli di carta, fotografie, decoupage, effetti grandangolari, si fondono insieme in una commistione di stili che si rincorrono incessantemente. Il tratto nervoso del disegno ricorda i graffi a matita di Bill Plympton, ma il lungometraggio di Masaaki non possiede la leggerezza delle opere dell'artista americano. Trovare un filo logico non è forse necessario, comunque è molto difficile. Colpiscono alcuni momenti, come l'idea non originalissima (Pinocchio docet) di una balena in cui trovare rifugio dal frastuono del mondo ma da cui doversi necessariamente staccare per poter crescere come persona; o la corsa a perdifiato tra i flutti per fuggire dall'enorme cetaceo, in un montaggio frenetico e ritmatissimo. Sono molto evocative anche le scene di vita quotidiana che aprono e chiudono il film, come una sorta di trailer di varia umanità. Nonostante alcuni picchi di ricettività, però, l'effetto è straniante e alla lunga il gioco non regge, oppure cede. O magari richiede troppo impegno.
In ogni caso da vedere. E, forse, rivedere.