TRAMA
La Gran Bretagna sta per passare alla moneta unica e due fratellini hanno solo sette giorni per decidere cosa fare di 250 mila (e passa) sterline piovute, sembrerebbe, dal cielo.
RECENSIONI
Danny Boyle abbandona certo maledettismo furbo (TRAINSPOTTING) e modaiolo (THE BEACH) e le sperimentazioni sul genere (il post-romeriano 28 GIORNI DOPO) per ripiegare (strategicamente?) su un’insipida favoletta natalizia rispetto alla quale, se è vero che non si risparmia dal punto di visto figurativo, non dimostra la predisposizione sentimentale necessaria allo scopo. MILLIONS, scritto da Frank Cottrell Boyce (il perdibilissimo CODE 46), si presenta come un tour de force registico, con variegate soluzioni visive (si va dalla sfrenata plongé, che segue i movimenti dei protagonisti nella casa, alle abusatissime accelerazioni, dal flashback diaccio - la visualizzazione della rapina scaturisce dalla ricostruzione fatta da un bambino con dei modellini - al generoso scialo di computer grafica, da una fotografia ad altissimo contrasto a più di un’idea riuscita), ma applicato a un tema che confina con un buonismo alla Amélie (i richiami a Jeunet sono anche nell’uso alternato di registri diversificati, nelle incursioni nel videoclip e nello spot pubblicitario) e con tutto un vieto repertorio di cinema infantile – ma aleggia anche il più nobile fantasma truffautiano - dalla morale spicciola e dal retrogusto edificante. Il piccolo Damian vuole aiutare la gente povera, ama i santi (che incontra a più riprese – cfr. il rimarchevole THE BUTCHER BOY di Jordan - ) e ha un sacco di soldi da spendere. Ma il suo slancio non sembra condiviso da chi gli sta intorno… Se il film porta in dote non solo il sapore ma anche tutti gli archetipi di una fiaba (il tesoro, il bambino buono, l’uomo nero, le apparizioni fantasmatiche) in cui non manca neanche una rilettura laica dell’evangelica moltiplicazione dei pani e dei pesci, dall’altro evidenzia l’incapacità dell’artefice di nutrire questo schema, evitando programmaticamente qualsiasi complessità, affidandosi a personaggi per niente approfonditi e tutti di banale maniera. Da una pellicola come questa - piaciona (le voci infantili di HITSVILLE UK dei Clash sono un colpo basso, santa Chiara che si fuma la canna è pura boutade, l’umorismo è innocuo fino al parrocchiale) perché piagnona (o viceversa) - che si propone anche come parabola sulla diversità, sul potere corruttivo del danaro e sul valore riabilitativo della famiglia, poteva scaturire un’operina gradevole, ma il regista, ansioso di dare prova tangibile di un eclettismo che non gli appartiene (MILLIONS come tenera variante di PICCOLI OMICIDI TRA AMICI?), ci prova spudoratamente. Niente da fare: il tono melenso, la prevedibilità delle figurine e la meccanicità dell’intreccio condannano MILLIONS senza appello.