TRAMA
I protagonisti della nostra storia sono su un aereo per Amsterdam. Ai comandi il pilota Fabio Trivellone un uomo che ama tanto la famiglia da averne due, da ben 17 anni. In “business class” Enrico Carli, un industriale brianzolo di mezza età che si accompagna malvolentieri con il romanissimo Cesare, suo odiato futuro genero. Un improvviso attacco di varicella della sposa ha fatto saltare il matrimonio e, quindi, il viaggio di nozze ad Amsterdam. Enrico e Cesare useranno quel biglietto per conoscersi meglio, su ordine della moglie e della figlia di Enrico.
RECENSIONI
Ci sono film che tutti negano di aver visto e che incassano decine di miliardi. "Merry Christmas" rientra tra questi. I dati parlano chiaro: il film piu' visto delle festivita' natalizie capace di raccogliere, in una decina di giorni, qualcosa come 26 miliardi. La curiosita', ispirata dalla visione, e' di capire un fenomeno, piu' di costume che cinematografico. Proviamo quindi a scoprirne pregi e difetti cercando di evitare facili crociate a favore, ma soprattutto contro. Per quello che riguarda i pregi, si fa abbastanza presto. "Merry Christmas" riesce a non deludere il suo vasto pubblico che, infatti, trova esattamente quello che si aspetta: un prodotto basato sulla verve degli interpreti e su una comicita' per lo piu' greve e priva di ironia. Tra i pregi, anche l'affiatamento del duo protagonista che, nonostante non faccia ridere granche', non risparmia energie e riesce comunque a rendersi simpatico. Ma veniamo ai difetti. Se Christian De Sica pare perfettamente a suo agio nei panni dell'italiano qualunquista e Massimo Boldi ripropone tutta l'ormai usurata varieta' di smorfie che lo hanno portato al successo, i co-protagonisti lasciano alquanto perplessi. Enzo Salvi urla sguaiato e senza tregua per tutta la durata del film e Biagio Izzo si dedica all'ennesimo teatrino dell'impiegato gay, con annesso tutto il corredo di mossettine e facili doppi sensi (ma davvero fa ancora ridere qualcuno?). In confronto i Fichi d'India giocano di sottrazione, relegati ad un ruolo comico-grottesco probabilmente ideato per attirare anche un pubblico infantile. Quanto alle donne, di solito debordanti seminude nei manifesti, la loro presenza, sia nei personaggi che nelle interpreti, e' davvero scialba: Emanuela Foliero ha sempre la stessa espressione da banditrice di televendita, mentre Paula Vazquez (probabilmente imposta dalla co-produzione con la Spagna) non lascia traccia, anche per colpa di un asettico e stridente doppiaggio. Ma veniamo agli aspetti tecnici. La regia e' al completo servizio degli interpreti, la colonna sonora e' quasi assente (a parte il tormentone Anastasia) e i pochi effetti speciali (l'esplosione della bomba) davvero terribili. La sceneggiatura, invece, e' piu' strutturata del solito, ma rimane comunque poco piu' di un'idea. Parte con la classica situazione di un luogo unificatore in cui si intrecciano varie micro-storie, l'hotel Plaza di Amsterdam, per poi disperdersi nelle solite gag usa e getta. Nella prima parte, l'esile filo conduttore viene mantenuto e si ha la sensazione che sullo schermo si racconti una storia, non certo originale, ma pur sempre una storia. Presto, pero', la commedia degli equivoci sfocia nella sequenza di gag, non sempre volgari, quasi sempre becere, per di piu' in ritmata successione a mo' di barzelletta. Basta pensare alla lunga e illogica sequenza in cui Boldi pedina il futuro genero Izzo affiancato da una silente "stuffilona" in minigonna o lo scambio di valigette identiche (giuro!) tra Boldi e un attentatore. L'unico momento riuscito e' lo stratagemma adottato da De Sica per sfuggire alle due mogli (ignare l'una dell'altra) in ascensore. Ma allora cos'e' che continua ad attirare il pubblico? Intere schiere di sociologi, critici e studiosi, hanno dato la loro teoria al riguardo: il pubblico natalizio e' diverso da quello del resto dell'anno, la promozione e' stata massiccia con comparsate in ogni trasmissione televisiva, quest'anno la gente cercava la comicita' (non certo la leggerezza) per evadere da una situazione internazionale poco rassicurante. Tante le ipotesi, nessuna certezza. Sicuramente e' un tipo di comicita' di derivazione catodica che molti spettatori trovano efficace. Del resto accade lo stesso in ogni paese e si tratta di fenomeni che difficilmente possono essere apprezzati altrove, proprio perche' radicati nella "cultura" del paese di origine. Basta pensare, tanto per fare un esempio, al terribile "Fusi di testa" con il duo Mike Myers e Dana Carvey, che in America, sulla scia del televisivo "Saturday Night Live", ha fatto sfracelli, mentre in Italia, nonostante un discreto lancio pubblicitario, e' stato giustamente ignorato. L'unica cosa che disturba, non e' il successo di un film in fondo innocuo, ma il fatto che una numerosa fetta di pubblico vada al cinema una sola volta all'anno per ritrovare i suoi beniamini televisivi in formato gigante, perdipiu' in una storia poco originale che ricicla gag vecchie, o solo aggiornate alle mode dei tempi (vedi, ad esempio, la trovata del piercing). Forse potrebbe essere strategico distribuire all'entrata del cinema biglietti gratuiti per altri film, in modo da dimostrare al pubblico che c'e' dell'altro. Quanto al tipo di comicita', basata piu' sulla fisicita' che sul contenuto, e' solo questione di gusti. Ad alcuni vedere Boldi che canticchia saltando su un divano "monio monio monio monio" genera un riso grasso e incontrollabile, mentre per il sottoscritto risulta soltanto una sequenza priva di interesse. Ma la stessa cosa succedeva anche ne "Il mostro" di Benigni (tanto per fare un esempio di film invece applaudito dalla critica) quando il comico toscano parla per un minuto buono un giapponese casalingo, e cioe' nei casi in cui e' la fedelta' totale all'attore ad avere il sopravvento sul racconto. Come dire, semplicemente questione di gusti! O di gusto?