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IL SIGNOR YORGOS NON È COLTO DA FOLLIA IMPROVVISA

Poor Things
Kinds of Kindness
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ASSEDI

Trap
Killers of the Flower Moon
La zona di interesse
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ELABORAZIONI DEL LUTTO
Ferrari
Il ragazzo e l’airone
L’innocenza
Il gusto delle cose
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NON (ancora?) IN SALA
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Hayat di Zeki Demirkubuz
Il film dell’anno, punto. Doppio sogno schnitzleriano nella provincia turca, con Brecht al posto di Kubrick. Definitivo nastro di moebius tra progresso e conservazione, tra femminismo e patriarcato, tra il male gaze e la propria demolizione. Se Dostoevskij per campare avesse dovuto dirigere telenovele, avrebbe scritto e diretto questa.
Il film dell’anno, punto. Doppio sogno schnitzleriano nella provincia turca, con Brecht al posto di Kubrick. Definitivo nastro di moebius tra progresso e conservazione, tra femminismo e patriarcato, tra il male gaze e la propria demolizione. Se Dostoevskij per campare avesse dovuto dirigere telenovele, avrebbe scritto e diretto questa.
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Black Tea di Abderramahne Sissako
Testa di ponte del cosiddetto “world cinema” contemporaneo come lo fu dieci anni fa l’incompresissimo Timbuktu, perfettamente al passo con tempi in cui i BRICS si lasciano l’Occidente alle spalle. Coerentemente, la sua estetica raccoglie le rovine di tanto cinema d’autore occidentale, e le mette insieme in modo inedito per realizzare un’intelligentissima, visionaria reinvenzione geopolitica di che cosa è, oggi, il “centro” e che cosa sono, oggi, i “margini”.
Testa di ponte del cosiddetto “world cinema” contemporaneo come lo fu dieci anni fa l’incompresissimo Timbuktu, perfettamente al passo con tempi in cui i BRICS si lasciano l’Occidente alle spalle. Coerentemente, la sua estetica raccoglie le rovine di tanto cinema d’autore occidentale, e le mette insieme in modo inedito per realizzare un’intelligentissima, visionaria reinvenzione geopolitica di che cosa è, oggi, il “centro” e che cosa sono, oggi, i “margini”.
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Le roman de Jim di Arnaud e Jean-Marie Larrieu
Cosa contrarre, cosa dilatare, che ritmo dare tra una contrazione e una dilatazione: insomma, l’arte alchemica della regia allo stato puro, arte orchestrale di cui oggi i Larrieu sono maestri con davvero pochissimi eguali. Tra ellissi vertiginose e momenti anodini tesi elasticamente senza rompersi mai, i Larrieu creano un tempo assolutamente quotidiano eppure tempestato di discontinuità. Un tempo che i millennial conoscono bene: attraverso il romanzo dell’eponimo protagonista, spalmato su più decenni, la loro generazione ha finalmente il monumentum aere perennius della propria insostenibile precarietà esistenziale.
Cosa contrarre, cosa dilatare, che ritmo dare tra una contrazione e una dilatazione: insomma, l’arte alchemica della regia allo stato puro, arte orchestrale di cui oggi i Larrieu sono maestri con davvero pochissimi eguali. Tra ellissi vertiginose e momenti anodini tesi elasticamente senza rompersi mai, i Larrieu creano un tempo assolutamente quotidiano eppure tempestato di discontinuità. Un tempo che i millennial conoscono bene: attraverso il romanzo dell’eponimo protagonista, spalmato su più decenni, la loro generazione ha finalmente il monumentum aere perennius della propria insostenibile precarietà esistenziale.