Drammatico, Recensione

MAMMA ROMA

TRAMA

Mamma Roma, prostituta, vuole cambiare vita: ha una bancarella al mercato e va a stare con il figlio cresciuto in campagna. Quest’ultimo, però, s’innamora di una poco di buono e finisce in carcere.

RECENSIONI

I Ragazzi di Vita, dopo Accattone, sovrastano il neorealismo in una sorta di filiazione che, solo in campo artistico, esorcizza i fantasmi dei genitori: la Anna Magnani di Roma Città Aperta (osservare la sequenza finale in cui corre disperata verso casa) e il Lamberto Maggiorani di Ladri di Biciclette sono prepotentemente innestati nel verismo tragico, doloroso e poetico secondo Pier Paolo Pasolini. Pur lamentandosene in dichiarazioni successive (troppo piccolo-borghese), l'autore ha trovato nella Magnani un'interprete perfetta nel disegnare una vitale donna del sottoproletariato che porta con sé il fardello del peccato originale secondo l'ideologia borghese, quello della povertà da cui è impossibile redimersi e quello dell'illusione dell'integrazione perseguita attraverso l'individualismo (rileggere i j'accuse profetici di Pasolini sul genocidio culturale che spazzerà via la classe operaia). La caparbietà della donna è cieca, come cieco e dissennato è l'amore materno di un animale iperprotettivo che non sa di essere solo una pedina (in questo caso, vittima) dei disegni dell'ecosistema. Pasolini provoca lo spettatore adottando lo stesso sguardo amorevole e inflessibile di Mamma Roma, lo ferisce a morte quando denuncia la stratificazione in classi come un inferno immobile che promette il dinamismo: l'uomo sociale paga le colpe dei propri genitori come il cristiano s'addossa da sempre quelle di Adamo ed Eva. La triste vicenda raccontata (tratta da un fatto di cronaca) è lì a testimoniarlo e, per bocca di un prete, la condanna borghese è inflessibile: "Sul niente non si costruisce niente". E' l'annullamento dell'identità nell'omologazione ad uccidere il povero cristo, interpretato (un'indimenticabile presenza) dal giovane Ettore Garofalo, con occhi ingenui e spauriti, naso camuso, figura bislunga e andamento a ciondoloni: dopo la Passione per le strade della periferia, sarà crocefisso e osservato con rassegnazione (non c'è resurrezione) dalla macchina da presa sul letto di contenzione.