TRAMA
In un campus s’aggira un maniaco stupratore. Il nuovo inquilino del vicepreside è un medico dal fascino ambiguo.
RECENSIONI
Un noir che sfocia nel thriller e nel giallo a scatole cinesi. Ancora Attrazione Fatale, Doppio Taglio e compagnia bella. Il co-sceneggiatore Aaron Sorkin (Codice d'Onore) non è alle prime armi e, nella seconda parte, inventa dei spettacolari colpi di scena (il tutto, in fondo, è efficace). Al canonico, all’inverosimile e al prevedibile, però, non sa porre rimedio. Si parte con la fobia dello stupratore, per proseguire con "il nemico in casa", il sospetto iniettato e dissolto, l’effettismo raggiunto tramite il dosaggio calibrato di fiducia e tradimento nelle percezioni dello spettatore. Coronano il tutto forti dosi di sesso, violenza ed erotismo (intrigante, malizioso il primo piano su Nicole Kidman che abbassa gli occhi, per un istante, per guardare meglio…il proprio uomo nudo). Nella prima parte Harold Becker vorrebbe giocare sulle atmosfere e l’ambiguità, senza averne le capacità: non sa neanche oliare adeguatamente un ingranaggio ingannatore, ricco di cambi di rotta, comportamenti poco plausibili dei personaggi (giustificati solo in seguito: la Kidman che abbandona il marito accusandolo di negligenza, l’egotistico Baldwin che si dichiara “onnipotente” davanti agli avvocati) e di palesi passi falsi (Bill Pullman che si confida proprio con il sospettato principale, il medico). Sono decenni che le case di produzione ci propinano soggetti simili, siamo talmente esperti dei loro meccanismi (sempre identici) da poter anticipare ogni mossa degli sceneggiatori (che, evidentemente, al cinema vanno poco). Alec Baldwin, con quegli occhi di ghiaccio, è perfetto nel ruolo del bello ed infimo, ma è la performance dai mille volti della Kidman a strappare l’applauso di uno spettatore (finalmente finemente) destabilizzato: dolce, bella, sensuale, perfida e capricciosa. Il nido edulcorato (una splendida casa vittoriana fotografata da Gordon Willis) della coppia perfetta non si tocca, anche quando il “male” è, in parte, endogeno.